LA RIVELAZIONE DEL METODO E L’UCCISIONE DELL’ANIMA[1]
Se non stessimo sull’alchemica scena del “Così Dev’Essere” nell’era del “Rendere Manifesto tutto ciò che è Nascosto”, allora questo articolo del New York Times non avrebbe mai visto la luce, o l’articolista l’avrebbe semplicemente messa in burla, o avrebbe insinuato che i complottisti dell’11 settembre sono adatti essenzialmente all’ospedale psichiatrico, nella tradizione americana di quello che Richard Hofstadter definiva sarcasticamente lo “stile paranoide”.
Nulla del genere in tale articolo, però. Il New York Times ha graziosamente definito i ricercatori dell’11 settembre “scettici e scienziati”. È stato persino fornito il sito web di questi dissidenti: 911Truth.org
Steven E. Jones |
Il professor Steven E. Jones, fisico, viene riconosciuto dal New York Times come l’antidoto al Rapporto del National Institute of Standards and Technology, che sostiene di aver demolito l’idea che il crollo dell’edificio n°7 del WTC fu un’anomalia di qualsivoglia genere. Viene fornito un lungo URL della relazione confutatoria del prof. Jones.
L’articolo del Times del 5 giugno è senza precedenti; avrebbe dovuto sollevare enormi ondate: l’addetto stampa di Bush avrebbe dovuto esserne interpellato, Ann Coulter l’avrebbe dovuto affrontare, il prof. Jones avrebbe dovuto stare su tutti i network d’informazioni. Il New York Times avrebbe dovuto commentare con un editoriale. Invece, solo qualche debole bip di reazione sullo schermo dei media e poi, linea piatta.
Quando il New York Times, un organo del Sistema stesso, insinua con forza che il governo americano è complice dell’uccisione di migliaia dei propri cittadini – e come risultato di questa rivelazione non vi sono prolungate proteste per strada, manifestazioni di massa, tumulti, picchetti, processi, udienze teletrasmesse, grida e fischi all’indirizzo di Rumsfeld, Cheney, Bush e Ashcroft dovunque presenzino a eventi pubblici; né inchieste speciali da parte di giornalisti televisivi e della carta stampata – vuol dire che l’uccisione delle nostre anime sta avvenendo a livello di massa, e l’azzardo della Criptocrazia di rivelare quest’informazione, paga.
Il gioco d’azzardo della Criptocrazia… |
È rischioso rivelare alle persone ciò che è stato loro fatto dalla classe di gangster che le spadroneggia. È evidente che, in seguito alla rivelazione, il rischio è quello della rappresaglia, del castigo e dell’ira popolare. Ma dove ce n’è poca o nessuna, allora la Criptocrazia ha triplicato la propria presa sulle menti e i cuori degli americani: ha alluso con forza alla strage commessa l’11 settembre e tuttavia vi sono poche ripercussioni significative. Questa non reazione tende a dimostrare che gli americani accettano, al livello subliminale della loro coscienza, che i loro leader sono stragisti dei propri compatrioti, e in massima parte la loro reazione è scrollarsi la cosa di dosso e andare al centro commerciale.
Se il governo federale riuscirà in un altro grande attacco contro l’America per mezzo dei suoi gonzi islamici, potrà davvero rovesciare il nostro paese sotto la legge marziale. Portare in giudizio i perpetratori dietro le quinte degli attacchi dell’11 settembre impedirebbe l’orchestrazione di stato di un secondo attacco, quello che con ogni probabilità condurrebbe alla tirannia della legge marziale e all’eclisse del sogno di libertà americano. Ma anche dopo le rivelazioni del New York Times del 5 giugno – piene di indicazioni alle pagine web che forniscono solide prove di un ruolo ufficiale negli attacchi terroristici – Atlante fa spallucce.
Questa è una risposta meno-che-umana, il risultato della manipolazione alchemica dell’umanità, la devoluzione dall’angelo alla bestia.
Leave a comment