È giunta ieri la notizia[1] della condanna, a 5 anni di prigione, di John Demjanjuk[2]. La condanna era scontata, considerato che l’effettiva sovranità tedesca, quando si tratta di questioni olocaustiche, è persino più limitata di quella italiana.
“Demjanjuk non era accusato di alcun crimine specifico e non ci sono testimoni del fatto che abbia mai ucciso nessuno. Ma l’argomento dell’accusa era che, una volta dimostrata la sua presenza a Sobibor, la sua collaborazione agli omicidi era da ritenersi inevitabile. È la prima volta che un argomento di questo tipo viene usato in un tribunale tedesco, e un legale delle famiglie delle vittime di Sobibor aveva dichiarato prima del verdetto all’agenzia Associated Press: «Se viene confermata la tesi dell’accusa, e se viene emesso un verdetto per concorso in omicidio perché una persona era guardia in un campo dove molte altre sono state uccise, potrebbe essere l’inizio di una nuova ondata di molti altri procedimenti simili»”.
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