Bradley Smith |
La post-memoria descrive la relazione [degli ebrei] della seconda generazione verso esperienze forti, spesso traumatiche, che hanno preceduto le loro nascite ma che pure sono state loro trasmesse in modo tanto profondo da sembrare che costituiscano esse stesse delle memorie. Concentrandosi sul ricordo dell’Olocausto, questo saggio spiega la generazione della post-memoria e la sua dipendenza dalla fotografia quale mezzo primario di trasmissione transgenerazionale del trauma.
La carestia del Bengala del 1943 |
La Grande Carestia del Bengala del 1943[4] fu la conseguenza della politica della “terra bruciata” di Winston Churchill e della sua generale avversione per le masse indiane. Oltre 3 milioni di persone, principalmente donne e bambini di cui non rimangono tracce fotografiche, vennero fatte morire di fame. Eppure il primo e unico libro occidentale su tale orrore è stato pubblicato solo l’anno scorso con il Churchill’s Secret War[5] di Madhusree Mukerjee.
La spaventosa carestia che sommerse l’Ucraina nel 1932-33 è un altro orrore non fotografato e dimenticato dove forse altri milioni di persone morirono di fame.
La Seconda Guerra del Congo, con oltre 5 milioni di morti, è probabilmente il conflitto più mortifero dalla fine della seconda guerra mondiale. Quanti ne hanno sentito parlare? Anche questo, non fotografato e dimenticato. Ironicamente, uno dei rari riferimenti alla brutale guerra del Congo sul sito del Museo dell’Olocausto è intitolato: “Mai più o mai ricordare?”. Questo titolo sottolinea domande fondamentali sulla post-memoria.
Gli effetti dell’uranio impoverito in Iraq |
La società stessa sceglie di trasmettere i traumi transgenerazionali scegliendo quali orrori devono essere ricordati. Sceglie di ricordarne alcuni, sceglie di scartarne altri. Il nostro stesso governo ha scelto di non conteggiare le morti dei civili provocate dalla nostra invasione dell’Iraq del 2003. La mancanza di numeri e di foto dei bambini iracheni mutilati e uccisi equivarrà a nessun trauma da post-memoria per gli americani futuri? Quanto è comodo tutto ciò!
Sopravvissute dell'”Olocausto” |
La sede della sua conferenza è il United States Holocaust Memorial Museum. Con ciò, sembrerebbe che il dibattito sulla post-memoria debba tracciare la linea, tra i suoi vari argomenti, tra il Museo e il Memoriale. Il Museo ha bisogno di conservare la scintilla intellettuale per mettere in discussione la storicità di ciò che esso mostra. Un memoriale, con le sue esposizioni, cerca di convertire ciò in cui crediamo in “storia sacra”. Mostrerebbe mai il “Museo” dei materiali che mettono in discussione ciò che il “Memoriale” ritiene essere sacro?
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