I cristiani e Gesù visti da Isaac Abravanel

I cristiani e Gesù visti da Isaac Abravanel

Isaac Abravanel

Questo post costituisce l’ideale prosecuzione di FIAMMA NIRENSTEIN: LA TROMBETTA DELLA SINANAGOGA DI SATANA[1]. In quel testo a un certo punto veniva fuori il nome di Abravanel quale annunciatore della futura distruzione della cristianità. Qualcuno si sarà chiesto chi fosse costui, un nome non certo così noto, al di fuori dei cultori del giudaismo. Da Wikipedia, apprendiamo che è stato “un politico, filosofo, rabbino e commentatore biblico portoghese”,[2] e fin qui nulla quaestio.

Poi però, sempre su Wikipedia, leggiamo:

Fu apprezzato anche dagli studiosi cristiani che spesso lo utilizzarono nei loro scritti, anche in virtù delle aperture dell’Abrabanel verso la religione cristiana, dal momento che egli si occupava del messianismo giudaico. Per questo motivo, le sue opere furono tradotte e distribuite negli ambienti intellettuali cristiani”.

Mmm…forse questo è uno dei casi in cui fidarsi di Wikipedia è bene e non fidarsi è meglio. Qualche dettaglio più illuminante lo troviamo nel già citato studio di Gian Pio Mattogno[3]:

“I suoi interessi spaziarono dall’esegesi biblica e dalla letteratura rabbinica alle scienze profane. Tra l’altro compose una trilogia messianica che comprende:
Sepher Mashmia Yeshua (Il messaggero della salvezza)
Sepher Yeshuoot Meshiho (Le salvezze del suo unto)
Sepher Maayenei ha-Yeshua (le fonti della salvezza).
Gian Bernardo De Rossi

Alla sua morte Abravanel non fu pianto solo dai suoi correligionari. Ad assistere alle esequie, avvenute a Venezia, c’erano i maggiorenti della città. Evidentemente costoro, come i sovrani che gli avevano affidato importanti cariche pubbliche, erano totalmente all’oscuro del suo pensiero sul cristianesimo e i cristiani. I suoi scritti infatti sono costellati di ingiurie contro la cristianità.

[…]
Non a torto il De Rossi accusa Abravanel di aver disseminato ovunque nelle sue opere «le sue bestemmie contro Gesù Cristo, la sua Chiesa, il sommo pontefice, i cardinali, i vescovi, tutto il clero e tutti i cristiani, in particolare quelli romani»[4] e riporta, approvandolo, un giudizio dell’ebraista Giulio Bartolocci, il quale definisce Abravanel uomo «infensissimus», «christianorum in Scripturis apertus inimicus»[5].
Esaminando più da vicino la dottrina di questo luminare del giudaismo sui cristiani e su Gesù, troviamo nel Mattogno[6] dettagli ancora più illuminanti:
Gesù e i farisei

“Abravanel così interpreta il testo biblico: «La mia personale opinione è che, dal punto di vista della credenza e della fede, era conveniente designare i cristiani come “figli di Esaù” e “discendenza di Esaù”, poiché i popoli e le nazioni sono stati qualificati dai profeti secondo la natura delle loro azioni…Come Esaù giocò d’astuzia nei confronti di Giacobbe, il quale era invece un uomo onesto, così Romani e cristiani servirono Dio mediante astuzie e artifici menzogneri…Come di questi due gemelli solo Giacobbe ebbe il merito della primogenitura e della benedizione, ed Esaù dovette accontentarsi della benedizione dei beni materiali, così solo Israele ebbe il merito della effusione della provvidenza divina e della benedizione spirituale, mentre i cristiani ricevono solo l’abbondanza dei beni materiali, ma sono esclusi dai beni spirituali…Cosa posso aggiungere tranne che i maestri iniziati detengono per tradizione che l’anima di Esaù è trasmigrata in quella di Gesù; per questo motivo frequentava i deserti come uno zotico, cercando la lite con i saggi farisei; ed è forse questo il motivo per cui è stato detto Yeshua – ‘YeSHW’ a (Gesù), le cui lettere (Y-SH-W) sono le stesse del nome di Esaù – ‘YSW’. È questo il motivo per cui è giusto che tutti coloro che aderiscono alla sua fede e rendono un culto alla sua persona meritano di essere detti “Figli di Edom”. Ciò avviene perché Gesù – ‘Yeshw’a è “Edom”, che è Roma, l’origine di questa religione e il suo fondamento. Gli imperatori romani, seguiti dai re cristiani, sono stati i primi ad adottarla. È questo il motivo per cui tutti i cristiani che aderiscono alla fede di Gesù il Nazareno sono, senza ombra di dubbio, “Figli di Edom” e “Figli di Esaù”[7].

E ancora:
“Anche per Abravanel quello che attende Esaù-Edom-Roma-Cristianità è un destino di vendetta e di annientamento: «Il trono (divino) sarà pienamente ristabilito solo quando la discendenza di Esaù sarà sterminata e la vendetta contro Edom sarà compiuta»[8].

Ma allora, le “aperture” dell’Abravanel verso la religione cristiana in cosa consistevano? Mmm…qualcosa mi dice che erano del genere della “nostra concezione della vita”, così “carica di valore”, in cui si profonde Fiamma Nirenstein quando si rivolge ai pinocchietti del Giornale[9]. Nessun problema. Da questo punto di vista, l’Italia della Nirenstein non è molto diversa da quella di Abravanel: è sempre il paese di Acchiappa-citrulli!     

[3] Gian Pio Mattogno, L’IMPERIALISMO EBRAICO NELLE FONTI DELLA TRADIZIONE RABBINICA, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 2009, pp. 60-61.
[4] G. B. De Rossi, Bibliotheca Judaica Antichristiana, Parmae, MDCCC, p. 8.
[5] Ivi. In latino «infensus» può significare sia ostile, nemico, avverso, che funesto e dannoso.
[6] Gian Pio Mattogno, op. cit., p. 77.
[7] Mashmia Yeshua 464, ivi, pp. 40-41.
[8] Mashmia Yeshua 41c-42c, cit. in J.-C. Attias, Isaac Abravanel. La mémoire et l’espérance, Paris, 1992, pp. 274, 245-276.
One Comment
    • Anonimo
    • 18 Aprile 2011

    Ai molti non e' dato da sapere, i cattivi sono sempre quelli in maggioranza la minoranza e' vittima dell'invidia.
    Gius&pp&

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