Da Antonio Padellaro ad Antonio Padellaro: la maledizione dell’Italia che non cambia mai

Da Antonio Padellaro ad Antonio Padellaro: la maledizione dell’Italia che non cambia mai

Ieri Marco Travaglio ha messo l’elmetto e, come un tempo Montanelli contro Enrico Mattei, ha accusato Berlusconi di trescare con i nemici della NATO. Per Travaglio, le relazioni di Berlusconi con Putin e Gheddafi sono una grave colpa: “Hai detto niente: gli americani scoprono che il loro sedicente “più fedele alleato” tresca con il loro nemico storico, la Russia, divenuta nel frattempo” – Travaglio dixit – “uno “Stato mafia”, e con un vecchio arnese del terrorismo come Gheddafi…”[1].

Forse, bisognerebbe spiegare a Travaglio che, nella partita dell’energia, Sarkozy e la Merkel non “trescano” certo meno di Berlusconi e nessuno per questo si sogna di additarli come “traditori” ma, forse, sarebbe fatica sprecata. Del resto, non è proprio sullo stesso quotidiano che, l’altro ieri, si definiva il gas russo “un’antica maledizione della politica italiana”[2]?

Il predetto Mattei, al contrario, come oggi Berlusconi (e con lui tanti italiani di buon senso) lo considerava invece una benedizione. Sono i nemici di Mattei (e dell’Italia) – quelli che ne vollero la morte – che lo consideravano una jattura.

Certo, è strano: i professionisti di indignazione del “Fatto”, quelli che quotidianamente fanno mostra di indignarsi ancora sui tanti “misteri” della politica italiana, al dunque si ritrovano schierati dalla parte dei nemici di Mattei (e di Mauro De Mauro, che indagava sulla morte del primo, e di Pier Paolo Pasolini, che indagava sulla morte dei primi due)[3].

Ma esaminiamo più da vicino l’articolo dell’altro ieri – firmato Giorgio Meletti – a suo modo emblematico. Mi ha colpito, in particolare, il seguente passaggio:

“Anche la Gazprom, la società russa che ha il gas, vuole venderlo direttamente in Italia, per guadagnare di più. È la vicenda più significativa dell’intreccio affaristico tra l’Italia di B. e la Russia di Putin. Nella primavera del 2005 la Gazprom strappa al numero uno dell’Eni, Vittorio Mincato, un vantaggioso contratto per la vendita diretta in Italia di 3 miliardi di metri cubi di gas (su circa 80 del consumo totale nazionale). Lo farà attraverso la sua società commerciale per l’Europa, che si chiama Centrex (oggi guidata dall’italiano Massimo Nicolazzi, figlio dell’ex ministro Franco, quello delle carceri d’oro: com’è piccolo il mondo).
Si scoprì allora che socio della Centrex nell’operazione era Bruno Mentasti, ex proprietario della San Pellegrino, amico per la pelle di Berlusconi fin da quando inondava le tv Fininvest di spot dell’acqua minerale”.

Il nome di Mentasti e il taglio malevolo dell’articolo mi hanno dato un senso di déjà vu. Poi mi sono ricordato di un (ottimo) articolo di Blondet: IPOTERI FORTICONTRO GAZPROMENI, del 2005[4]. L’articolo parlava di uno dei primi accordi Gazprom-ENI, e delle irate reazioni di giornali quali la Stampa, Il Sole24Ore, e lo stesso Corriere della Sera. Blondet ricordava in proposito che di accordi come quello citato, la Gazprom ne aveva altri in via di completamento con altri paesi: con l’Inghilterra, con la Francia e con il Belgio. Perché dunque tanto scandalo? Scriveva Blondet:

“A quanto pare, suscita i loro sospetti il fatto che la ditta che fornirà gas russo in vendita diretta è una società creata fra la Gazprom e l’imprenditore Bruno Mentasti Granelli, in passato socio d’affari di Berlusconi in Telepiù. Insomma i capitalisti senza-capitale paiono temere il crearsi in Italia di contropoteri forti più ricchi e forti di loro – e da loro non cooptati”.

E aggiungeva: “Ma soprattutto, i poteri forti italiani devono rispondere ai loro referenti esteri, alle varie Lazard e Goldman Sachs, Commissione Trilaterale e Bilderberg”.

Lazard…, anche questo nome non mi è nuovo. La reminiscenza in questo caso non si riferisce tanto al nome in sé, quello dell’onusta e altolocata banca d’affari, quanto a una certa liason con certi personaggi di casa nostra. Anche qui, poi mi sono ricordato: ma sì, mi sembrava che nella proprietà del Fatto Quotidiano il fatidico marchio c’entrasse in qualche modo. Come ha scritto Luca Telese nel suo blog[5], tra i soci promotori del “Fatto” c’è anche la casa editrice Chiarelettere, con il 16% del capitale. Uno dei soci di quest’ultima[6] è il banchiere Guido Roberto Vitale, presidente della banca d’affari VITALE & ASSOCIATI, già presidente di Lazard Italia dal 1997 al 2001[7]. La presenza, a quanto pare solo indiretta, di Vitale nel “Fatto” aveva suscitato qualche mese fa il malumore di diversi lettori (che ne temevano un peso ben più incombente), come si può constatare dai commenti al detto pezzo di Telese.

È probabile, se non certo che, come asserisce quest’ultimo, l’influenza di Vitale sul “Fatto” sia “pari a zero”: quello che qui mi preme sottolineare è l’indubbia comunanza di idee tra questi soggetti editoriali. Comunque, a leggere i curricula dei membri più autorevoli del team della banca Vitale, il passaggio alla Lazard sembra un “must”: Orlando Barucci (Consulente Lazard Parigi dal 1992 al 1993[8]), Daniele Sottile (sino al 2001 Director e membro del Consiglio di Amministrazione di Lazard Italia[9]), Riccardo Martinelli (Associate presso Lazard Italia dal 1994 al 1996[10]), Paola Tondelli (dal 1997 al 2000 Director di Lazard Italia[11]).

Come a dire: Antonio Padellaro e Marco Travaglio non stanno sul libro paga (a differenza di tanti loro colleghi) degli ingegneri dell’Alta Finanza ma, in fondo, la pensano come loro.

A proposito di Padellaro, una curiosità: in una famosa foto di Pasolini morto all’Idroscalo di Ostia, l’osservatore esperto può verificare la presenza, tra gli altri, del giovane Antonio Padellaro (quello con gli occhiali scuri, sigaretta e taccuino). Ho fatto caso a questa foto dopo tanti anni, leggendo la versione online del libro “maledetto” di Giorgio Steimetz (alias Corrado Ragozzino) Questo è Cefis[12], la strepitosa inchiesta giornalistica che nel 1972 descriveva l’ascesa e l’impero affaristico di Eugenio Cefis, il dominus di ENI e Montedison, allora l’uomo più potente d’Italia.

Durante la lettura ho scoperto, capitolo 4[13], l’esistenza di un altro Antonio Padellaro. Nel detto capitolo si parla, tra le tante società controllate occultamente da Cefis, della L. S. P. N. (Linea S. P. N. Pubblicità e Marketing). Così la descrive Steimetz-Ragozzino:

“Sorta nel ’61, con filiale a Torino, ha subìto poi diverse variazioni di cariche e di capitali. Vi passarono Olcese, Guerrieri, Gray De Cristoforis, Cutelli, sino al ’64. Vi approdò con Manlio Magini e Renato Marnetto, tra il ’67 e il ’69, quell’Antonio Padellaro che godeva sino a qualche anno fa dell’ubiquità in pressoché tutte le unità del gruppo ENI. Dal 1969 Padellaro è uscito, lasciando il posto a Gianluigi Brignone, e con Roberto Ciccarelli, Direttore”.

Ho quindi verificato[14] che questo Antonio Padellaro fece parte del Consiglio di Amministrazione dell’Eni dal 1953 al 1962, proprio negli anni d’oro di Mattei. Morto Mattei, non venne più confermato nella carica. Nella girandola di cariche societarie delle controllate di Cefis, l’unico riferimento a Padellaro nel libro è quello citato in precedenza. Mi sembra quindi di poter dire che l’ubiquità del Padellaro in questione va riferita non tanto alla presidenza Cefis ma a quella del suo illustre predecessore. A quanto pare, Padellaro era uno degli uomini di fiducia di Mattei.

La domanda, quindi, viene spontanea: c’è una relazione di parentela tra il Padellaro dirigente Eni e il Padellaro giornalista? In ogni caso se, come sembra il primo dei due era un uomo di Mattei, di sicuro non poteva considerare il gas russo “una maledizione”. Il fatto che Padellaro il giovane sia schierato – 50 anni dopo! – con lo stesso blocco di potere di allora, quello dei nemici della nostra sovranità nazionale, dimostra che la vera maledizione è proprio questa: quella che gli italiani, da una generazione all’altra, possono anche cambiare – e parecchio – ma l’Italia purtroppo non cambia mai!

[1] “ROSSELLA O’ HARA E VIA COL MENTO”, in il Fatto Quotidiano, Mercoledì 1 dicembre 2010, p. 1.
[2] “AFFARI “CANAGLIA”, in il Fatto Quotidiano, Martedì 30 novembre 2010, pp. 4-5.
[3] I giornalisti del Fatto Quotidiano Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco hanno scritto un libro – PROFONDO NERO, Chiarelettere, 2009 – la cui tesi è appunto quella del collegamento tra le morti di Mattei, De Mauro e Pasolini: http://www.chiarelettere.it/dettaglio/64193/profondo_nero
[4] In STARE CON PUTIN?, Effedieffe Edizioni, Milano, 2007, pp. 117-119.
[5] http://www.lucatelese.it/?p=2688
[6] http://www.facebook.com/group.php?gid=97870320626
[7] http://www.vitaleeassociati.com/it/team/Guido-Roberto-Vitale.html
[8] http://www.vitaleeassociati.com/it/team/Guido-Roberto-Vitale.html
[9] http://www.vitaleeassociati.com/it/team/Daniele-Sottile.html
[10] http://www.vitaleeassociati.com/it/team/Riccardo-Martinelli.html
[11] http://www.vitaleeassociati.com/it/team/Paola-Tondelli.html
[12] http://sconfinamenti.splinder.com/post/20248369/Questo+%C3%A8+Cefis+1
[13] http://sconfinamenti.splinder.com/post/20312589/Questo+%C3%A8+Cefis+4
[14] http://www.eni.com/it_IT/attachments/azienda/storia/strumenti/Componenti_organi_Eni.pdf

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