IL FENOMENO DEL NEGAZIONISMO DELL’OLOCAUSTO: LA NUOVA SFIDA PER TUTTI NOI![1]
Di Bradley Smith, Dicembre 2010
C’è di che stupirsi. Oggi, in tutto il mondo occidentale, le argomentazioni revisioniste di carattere erudito riguardanti la questione dell’Olocausto vengono sviluppate da neanche mezza dozzina di persone che lavorano fuori casa, o qua e là da un piccolo ufficio. Questo è quanto. Potete contare il numero di questi studiosi rivoluzionari sulle dita di una mano o due.
C’è di che stupirsi – sullo sforzo imponente fatto da governi e da organizzazioni da essi finanziate, con bilanci di decine di milioni di dollari e con migliaia di impiegati e di collaboratori, per mettere a tacere e punire questi rari uomini e donne.
Uno dei segni del fallimento di questo sforzo frenetico e isterico per far scomparire i revisionisti e il revisionismo è che su Internet vi sono 728.000 riferimenti al termine “Holocaust denial[2]”, e circa 223.000 a “Holocaust revisionism”. Arriveremo presto a circa un milione di riferimenti al revisionismo e ai revisionisti solo su Internet, per un argomento e per delle persone che questa gente fissata vorrebbe far “scomparire” dalla faccia della terra.
L’imminente traguardo di un milione di riferimenti su Internet al “negazionismo” e al revisionismo dimostra il diffuso interesse per come trattiamo questa questione.
Tenuto conto che la maggior parte di questi riferimenti sono negativi, che hanno lo scopo, semplicemente, di distruggere il revisionismo e i revisionisti, la domanda rimane: perché un allarme così enorme per questa modesta presenza revisionista da parte delle figure e delle istituzioni più influenti dell’Europa e dell’America del nord? È buffo. Una manciata di cittadini solitari che lavorano in proprio fa friggere di rabbia i presidenti di nazioni, di università, di conglomerati mediatici. E li ha fatti allarmare.
Sono così allarmati che vorrebbero capovolgere ogni norma culturale importante con cui viviamo in quanto cittadini americani ed europei. È in gioco qualcosa di importante. I revisionisti lo sanno, e lo sanno quelli che vogliono distruggere i revisionisti e l’opera revisionista. Ma nel loro isterismo questi incipienti distruttori della libertà intellettuale non riescono a capire che non viviamo più in una cultura in cui i rivoluzionari dipendono da macchine da scrivere, francobolli e fax. Ogni mossa che i distruttori fanno per distruggere il revisionismo viene registrata su Internet e rimane di dominio pubblico.
Eccoci qua, dunque, a svolgere un modesto lavoro, ma un lavoro che non rimane ristretto a poche persone che leggono volantini e proclami in una comunità qua e là. Un modesto lavoro che tramite Internet diventa enorme, un lavoro che giunge a destinazione.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/newsite/sr/online/sr_177.pdf
[2] Negazionismo dell’Olocausto
Ottimo. L'ho aggiunto anche nel mio sito.