Sostenere la Freedom Flotilla

Sostenere la Freedom Flotilla

Solidarietà con la popolazione di Gaza: sosteniamo la Freedom Flotilla

In questi giorni sta salpando dai porti di Irlanda, Turchia e Grecia, alla volta di quello di Gaza City una flotta di otto navi che trasportano materiali da costruzione, impianti di desalinizzazione dell’acqua, impianti fotovoltaici, generatori, materiale per la scuola e farmaci da consegnare alla società civile palestinese. Si tratta di un’azione di alcune organizzazioni e reti di solidarietà internazionale, necessaria per la sopravvivenza della popolazione di Gaza, che da più di tre anni vive sotto un assedio asfissiante, priva di generi di prima necessità e dei materiali indispensabili per ricostruire un territorio martoriato dall’operazione “piombo fuso” dell’esercito israeliano, che ha causato oltre 1400 morti, tra cui 400 bambini, e più di 5000 feriti dovuti anche all’uso di armi proibite dal Diritto Internazionale, quali l’uranio impoverito ed il l fosforo bianco.

Il governo israeliano ha dichiarato che impedirà in tutti i modi possibili (anche con la forza se necessario) l’arrivo delle navi e la consegna dei materiali. Se ciò avvenisse sarebbero in pericolo anche i 600 passeggeri di oltre 40 nazionalità che sono imbarcati sulle navi.

Per evitare che ciò avvenga, e permettere che le navi possano consegnare il materiale, chiediamo:

a) una chiara e pubblica presa di posizione delle forze politiche, dei parlamentari, degli uomini di cultura e dell’associazionismo che prevenga una ulteriore azione del governo israeliano condotta in spregio alle leggi che regolano il diritto internazionale e la convivenza civile dei popoli

b) che l’Italia eserciti una forte pressione politica e diplomatica sul governo israeliano affinché non ostacoli l’arrivo della flotta al porto di Gaza City, ripetendo, in acque internazionali, le azioni di pirateria già effettuate in analoghe circostanze negli scorsi anni.

Il silenzio che nel nostro Paese circonda le sofferenze inflitte alla popolazione di Gaza e l’assenza di attenzione verso le iniziative umanitarie di associazioni e comitati di solidarietà è inaccettabile e colpevole: quindi confidiamo in una sua iniziativa.

Roma 15 maggio 2010 – giornata della NAKBA

La Rete Romana di solidarietà con il Popolo palestinese

1. FORUM PALESTINA
2. PER NON DIMENTICARE GAZA
3. DONNE IN NERO
4. UN PONTE PER…
5. ACTION FOR PEACE
6. ASSOPACE NAZIONALE
7. ASSOPACE ROMA
8. ASSOCIAZIONE AMAL, BAMBINI PER LA PACE – ONLUS
9. PALESTINE TINK TANK
10. COLLETTIVO ANTAGONISTA PRIMAVALLE, ROMA
11. SUMUD associazione di volontariato antimperialista ONLUS, Perugia
12. ASSOCIAZIONE YAKAAR ITALIA – SENEGAL
13. C.S.O.A. LA STRADA
14. INTERNATIONAL SOLIDARITY MOVEMENT GAZA
15. ASSOCIAZIONE DI AMICIZIA ITALO-PALESTINESE ONLUS, FIRENZE
16. AMICI DELLA MEZZALUNA ROSSA PALESTINESE

17. ADESIONI INDIVIDUALI:
18. Fabio Marcelli, Giuristi Democratici
19. Luisa Morgantini
20. Gianna Pasini, Assopace Brescia
21. Mila Pernice, Forum Palestina
22. Alessandra Capone, Comitato Stop Agrexco Roma

One Comment
  1. La Freedom Flotilla si deve sostenere subito ,la popolazione palestinese deve avere diritto a vivere e mangiare nella propria terra il Governo Italiano si dovrebbe adoperare nell'aiuto ai Palestinesi,Ti posto quest'articolo dal mio blog http://informazionenonautorizzata.blogspot.com/2010/05/palestina-ultimoraragazzo-di-16-anni.html
    ULTIMA ORA:

    RAGAZZO PALESTINESE DI 16 ANNI UCCISO DA COLONI EBRAICI ALLA PERIFERIA DI RAMALLAH

    Palestinian Youth Shot Dead East of Ramallah
    vedi originale in lingua inglese

    Press Release 14 maggio 2010 – ore 03.20

    Popular Struggle Coordination Committee

    traduzione e adattamento di TerraSantaLibera.org

    Testimoni riferiscono che coloni giudeo-sionisti di uno degli insediamenti illegali che circondano Ramallah (in teoria capitale dell'Autorità Palestinese) avevano bloccato, come spesso accade, l'accesso alla Route 60, principale arteria stradale che mette in comunicazione, teoricamente, Ramallah con gli altri villaggi palestinesi del West Bank (ma anche gli insediamenti coloniali ebraici, che insieme all'esercito d'occupazione di Tel Aviv controllano tutta la rete stradale).

    Sempre testimoni riferiscono che, dopo aver bloccato le auto con targa palestinese che transitavano nell'area, tra i "settlers" e alcuni giovani arabi locali sono sorti tafferugli, con lancio di pietre all'indirizzo dell'illegale posto di blocco armato imposto dai coloni sionisti.

    Per risposta questi ultimi hanno obbligato tutti gli occupanti delle auto, ferme al posto di blocco abusivo, di uscire e tornare verso il villaggio da cui provenivano, iniziando a sparare all'impazzata e creando un fuggi-fuggi generale.

    La maggior parte di essi, come il giovane ucciso, Aysar al Zaben, 16 anni, contadino di Mazra'a al Sharqia, erano pendolari che dovevano raggiungere il loro posto di lavoro. I genitori e i familiari, non vedendolo rientrare, pensavano che egli fosse stato fermato dalla Polizia israeliana (che invece di bloccare i coloni armati di fucili automatici, pistole e mitra, fermano solo e sempre i palestinesi con varie scuse: chi non ha visto non può credere…).

    In serata, dopo un giro di perlustrazione, dopo che i coloni avevano rimosso il loro abusivo posto di blocco, il corpo di Aysar al Zaben è stato ritrovato riverso a faccia in giù con un proiettile conficcato nella parte posteriore della testa.

    Incursioni da parte di coloni sionisti nelle terre coltivate palestinesi, con l'intento di incendiarne i raccolti e le piante, posti di blocco estemporanei ed illegali, aggressioni ad auto e lavoratori pendolari, devastazioni di luoghi di culto e di case arabe, sempre con copertura armata e da parte delle forze d'occupazione sioniste di Tel Aviv, sono all'ordine del giorno nella Palestina occupata.

    Un pensiero alla famiglia del giovane Aysar ed una preghiera per la sua giovane anima, ma anche una considerazione: la stampa accreditata non menziona quest'ennesimo crimine commesso ai danni della popolazione assediata di Palestina, mentre osiamo solo immaginare il putiferio che avrebbero scatenato i vari giornalisti asserviti se ad essere ucciso fosse stato un giovane "israeliano".

    E ci chiediamo anche: come sarebbe possibile (a fronte dei recenti, e ancora in corso, attacchi alla nostra libertà di cronaca e informazione) avere tali informazioni in lingua italiana, se venissero meno, perchè oscurati, siti web come il nostro, come InfoPal.it, come Effedieffe.com, come Andreacarancini.blogspot, Zatar, e pochi altri?

    la presente informazione di cronaca è dovuta alla nostra collaborazione

    con il Popular Struggle Coordination

    Committee

    vedi originale in lingua inglese
    Civium Libertas blogspot.com
    Terra Santa Libera.org

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