EVOLA E L’AUTENTICITA’ DEI “PROTOCOLLI“
In questo articolo presentiamo un’analisi critica del saggio in questione, già preannunciata nel n. 29 di “Orion”[3], la quale, pur essendo limitata ai punti di più agevole verifica delle fonti, è comunque più che sufficiente per dimostrare la sua carenza di valore scientifico.
Il nostro intento, lungi da qualsiasi desiderio di sterile polemica, è quello di eliminare una volta per tutte dal dibattito storiografico sulla “questione ebraica” uno studio storico documentariamente inconsistente.
Il saggio che analizziamo in questo articolo è apparso nelle sue linee essenziali nel 1937 su “La Vita Italiana” col titolo La volontà di potenza ebraica e l’autenticità dei “Protocolli“[4]. L’anno successivo esso è stato inserito, con alcune integrazioni, nell’Appendice all’edizione dei “Protocolli” di Preziosi col titolo L’autenticità dei “Protocolli” provata dalla Tradizione ebraica[5], dalla quale è passato nell’edizione del 1971 e in quella del 1976 curate dalle Edizioni di Ar.
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Evola dichiara che il suo studio è un “breve sunto di quanto è stato raccolto, in proposito, dalla seria polemica antisemita” (p. 230). Vediamo qual è il valore scientifico dei risultati di questa “seria” polemica.
Documenti Talmudici
1) «Dovunque gli Ebrei arrivano, devono farsi sovrani dei loro signori» (p. 233).
Il riferimento addotto (Sanhedrin, fol. 19. col.2) è errato e la traduzione non è ineccepibile. Il testo citato si trova in Synhedrin 104a:
«Raba disse in nome di R. Johanan:”Dovunque essi giungano, diventano sovrani dei loro signori”»[6].
2) «Il Messia darà agli Ebrei il dominio del mondo, al quale serviranno e saranno sottoposti tutti i popoli» (p. 233).
Citazione inventata: i riferimenti addotti (Tal. Bab. Trat. Schabb. f. 120, c. 1 e Sanhedrin, f. 88,c.2, f.99, c.1) non contengono il testo in questione, che è presumibilmente la deformazione di Synhedrin 99a:
«…infatti Semuel disse che tra questo mondo e i giorni messianici non c’è nessun’altra differenza che la servitù dei regni».
3) «E’ proibito dare a prestito ai non Ebrei senza usura» (p. 234).
Citazione inventata: questo testo non appare nel riferimento addotto (Sanhedrin, f.76, c.2).
4) «Dovunque si stabiliscano gli Ebrei, bisogna che si facciano padroni; e finché non abbiano l’assoluto dominio, bisogna che si considerino esiliati e come prigionieri. Ove arrivino anche a governare delle nazioni, sinché non le padroneggino tutte, non debbono cessare dal gridare: Che tormento! Che indegnità!» (p. 234).
Il riferimento addotto è:”Tal. Bab. Sanhedrin, f. 104, c.1″. Come abbiamo già rilevato[7], questa citazione deriva dal travisamento di un passo del Talmud–Jude di Rohling, il quale, dopo aver riportato il testo di Synhedrin 104a citato da Evola nella pagina precedente con riferimento errato, riassume il passo di Bêth Josêph, Orach chajjim (ed. Wilna 1879), paragrafo 571:
«Finché essi non hanno il potere, si sentono come esiliati e prigionieri. Anche se gli Ebrei abitano nelle loro città, ma non le dominano, si deve dire: Deserto! Miseria!»[8].
5) «Un goi, che studi il Talmud, e un Ebreo che lo aiuti in tale studio debbono essere messi a morte» (p. 234).
Citazione falsificata e riferimenti (Sanhedrin, f.57, Aboda Zara, f.6-8, Szagiga, f.13) errati. Il testo esatto si trova in Synhedrin 59a:
«Disse poi R. Johanan: Se un Goj si occupa della Tôrâh merita la morte, perché è detto:…».
Sorvoliamo sulla deformazione dei nomi e sul metodo di citazione dei trattati talmudici, da cui appare chiaro che Evola non si è documentato neppure sulla struttura letteraria del Talmud.
Documenti storici
6) A p. 236 Evola riporta una lettera che “l’ebreo Baruch Levi ebbe a scrivere a Karl Marx”. Il riferimento è: «”Revue de Paris”, annata 35, n. 11, p. 574». Nella rivista citata la lettera in questione compare effettivamente, ma senza indicazione della fonte, il che è già sufficiente a ritenerla dubbia. Un documento di tal fatta non può essere preso in considerazione da nessuno studioso serio[9].
7) A p. 237 Evola presenta un documento attribuito all’ “ebreo e massone Crémieux”. Il riferimento è semplicemente “Archives Isräelites” (sic). Alla pagina successiva Evola precisa che “B. Crémieux scriveva nel 1861”. Ecco il testo del documento:
«La dottrina ebraica deve un giorno compenetrare di sé tutto il mondo… Non è lontano il giorno in cui le ricchezze della terra apparterrano esclusivamente agli Ebrei… Le nazioni scompariranno, le religioni tramonteranno».
«Un Messianismo dei tempi nuovi deve sorgere: una Gerusalemme del nuovo ordine, santamente collocata tra oriente e Occidente, deve soppiantare il doppio regno imperiale e papale. L’Alleanza Israelita Universale è entrata solo ora in azione (B. Crémieux scriveva nel 1861) ma fa già sentire da lungi la sua influenza. Essa non si limita al nostro culto, ma vuole penetrare in tutte le religioni. Le nazionalità debbono scomparire. Le religioni debbono tramontare. Ma Israele sussisterà e questo piccolo popolo è l’eletto di Dio».
La prima citazione appare già nella prima edizione dell’opera di Léon de Poncins Les forces secrètes de la Révolution[10]. Tuttavia, nell’edizione riveduta e corretta del 1929, lo studioso francese scrive testualmente:
«Nella seconda parte – Giudaismo – ho eliminato il manifesto dell’Alleanza israelitica universale perché, in seguito ad una polemica che ebbe luogo in Svizzera, sembra proprio che questo documento sia un falso. La sua autenticità è, in ogni caso, dubbia»[11].
La seconda citazione è il risultato della fusione di due testi diversi coll’aggravante di una falsificazione di traduzione. La fonte è sicuramente Gougenot de Mousseaux, il quale riporta in successione i due testi in questione degli “Archives Israélites”:
«Tuttavia, come Gesù “si è sostituito d’autorità agli dèi insediati e ha trovato la sua più alta manifestazione nel seno di Roma, così un messianismo dei nuovi giorni deve sbocciare e svilupparsi,allo stesso modo una Gerusalemme di un nuovo ordine, santamente assisa tra Oriente e Occidente, si deve sostituire al doppio Stato dei Cesari e dei Papi. Ora, non lo nascondo, da una lunga serie di anni io non ho nutrito altro pensiero che l’avvento di quest’opera. Per quanto le forze me l’hanno potuto permettere, ne ho innalzato il vessillo; esso non tarderà a sventolare con efficacia tra mani più giovani delle mie”».
«”L’Alliance-israélite-universelle ha appena avuto inizio e la sua influenza salutare si fa già sentire lontano…Essa non si ferma al nostro solo culto, ma si rivolge a tutti i culti. Essa vuol penetrare in tutte le religioni come penetra in tutti i paesi. Quante nazioni scompaiono in questo mondo!…Quante religioni svaniscono a loro volta! Israele non finirà. Questa piccola tribù è la grandezza di Dio! La religione di Israele non perirà; questa religione è l’unità di Dio”»[12].
Da notare, nella citazione di Evola, oltre alla fusione di questi due testi accompagnata da omissioni e interpolazioni, la falsificazione di traduzione delle due proposizioni esclamative:”Que de nations disparaissent ici-bas!…Que de religions s’évanouissent à leur tour!”.
8) «Non è, poi, privo di interesse – continua Evola a pagina 238 – notare che fu sotto gli auspici della Alliance Israélite Universelle che si celebrò, nel 1875, nel congresso di Losanna, un connubio quasi ufficiale fra Ebraismo e Massoneria, e che da questo periodo l’influenza ebraica in tutte le logge massoniche si fece sempre più grande, poiché, come già lo denunciava un massone, il Von Knigge, l’ “Ebraismo ha riconosciuto nella Massoneria uno degli strumenti essenziali del suo sogno di dominio universale”».
In realtà al congresso di Losanna non si celebrò alcun connubio tra Ebraismo e Massoneria. Al riguardo Wichtl e Schneider, una delle fonti principali di Evola[13], dichiarano semplicemente:
«Il 26 settembre 1875 a Losanna si è svolto un congresso nel quale i supremi consigli d’Inghilterra, Olanda, Cuba, Francia, Ungheria, Italia, Perù, Portogallo e Svizzera si sono fusi nella confererazione di Losanna».
Nel corso del congresso, aggiungono i due autori, i supremi consigli elaborarono una tavola dettagliatissima sul contenuto dei 33 gradi, e questo è tutto[14].
9) Per quanto concerne il giudizio del barone von Knigge, già Renato del Ponte ha rilevato giustamente:
«Si tratta qui di un errore o confusione di Evola. Il barone Adolfo von Knigge non visse nel XIX, ma nel XVIII secolo e la sua figura fu tutt’altro che positiva, dal momento che fu un esponente di primo piano degli “Illuminati di Baviera” (…). per quanto rappresentante una tendenza più moderata rispetto ad Adamo Weishaupt»[15].
La fonte di Evola è il manuale del Fritsch, il quale scrive:
«Anche il massone von Knigge riconobbe nel 1848 i pericoli della massoneria diretta dagli Ebrei e alzò la sua voce:”Gli Ebrei compresero che la massoneria era un mezzo per fondare saldamente il loro impero segreto”»[16].
La citazione è senza riferimento e perciò priva di valore. E’ comunque impossibile che essa sia stata fatta da von Knigge nel 1848, perché egli morì il 6 maggio 1796[17].
10) Evola passa poi a «constatare delle specifiche corrispondenze con i piani dei “Protocolli”» affidandosi alle previsioni di un “economista ebreo”:
«Una testimonianza varrà per tutte le altre, e la prenderemo dall’economista ebreo Du Mesnil-Marigny, che nella sua Storia della economia politica dei popoli antichi, ed. 1878, II vol., pp. 275 e segg., fra l’altro scrive:… (p.238)».
Segue una lunga citazione di una pagina costituita da una serie di estratti dell’opera citata (pp. 275-285) con omissioni varie e qualche manipolazione. Nel complesso i brani citati corrispondono a quelli del testo originale, ma il documento, come specifica corrispondenza con i piani dei “Protocolli”, è comunque privo di valore, perché Du Mesnil-Marigny non era ebreo![18]. La sua non è dunque la rivelazione di un “piano” ebraico, ma la mera previsione economico-politica di un “gôj”.
11) Alle pp. 241-242 Evola presenta come ebraiche quattro citazioni tratte da opere di “Ruthendorf” e di Russel. In realtà J. F. Rutherford e C.T. Russel erano dei Testimoni di Geova che esponevano semplicemente la loro dottrina[19]. La fonte di Evola è l’introduzione all’edizione dei “Protocolli” del Fritsch, dove però è detto chiaramente che si tratta di citazioni di “testimoni di Geova”[20].
12) A p. 242 comincia una lunghissima citazione di due articoli di Marcus Eli Ravage “usciti nei numeri 3 e 4 del Century Magazine del 1928″. Gli articoli in questione sono intitolati:”A Red Case Against the Jews” (“The Century Magazine”, vol. 115, No 3, January 1928, pp. 346-350) e “Commissary to the Gentiles” (“The Century Magazine”, vol. 115, No 4, February 1928, pp. 476-483)[21].
La citazione di Evola, tratta parimenti dall’introduzione all’edizione dei “Protocolli” del Fritsch del 1936, è costituita da una serie di stralci del primo articolo senza indicazione dei brani omessi; l’ultima frase (“E’ con sollievo…”) è tratta invece dal secondo articolo. L’inizio della citazione presenta inoltre una falsificazione di traduzione:”Ci accusate di aver acceso la rivoluzione moscovita. Sia: accettiamo l’accusa” (p. 242). Il testo originale dice invece:”Suppose we admit the charge”, cioè:”Supponiamo che noi ammettiamo l’accusa”. La traduzione tedesca utilizzata dal Fritsch rende correttamente: “Nehmen wir an, wir gäben die Anklage zu”[22].
I due articoli di Ravage, infine, non si riferiscono ad un’azione ebraica diretta, come suggeriscono la scelta degli stralci e il titolo dello studio in cui appare la citazione, ma essenzialmente all’influenza del Cristianesimo sulla civiltà occidentale, come dichiara esplicitamente Fritsch[23] e come Evola stesso riconosce nell’articolo “Un attacco ebraico contro la cristianità”[24].
E’ inutile dire che le altre citazioni che non abbiamo verificato sono a dir poco sospette.
Resta dunque dimostrato che il saggio di Evola L’autenticità dei “Protocolli” provata dalla Tradizione ebraica è documentariamente inconsistente e privo di valore scientifico.
[1] “Orion”, n. 22, luglio 1986, p. 171.
[2] Julius Evola, L’autenticità dei “Protocolli” provata dalla tradizione ebraica, in: I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, Edizioni di Ar, Padova 1971, pp. 183-204.
[3] “Orion”, n. 29, febbraio 1987, p. 156, nota 18.
[4] Julius Evola, La volontà di potenza ebraica e l’autenticità dei “Protocolli“, in: “La Vita Italiana”, dicembre 1937, pp. 663-673.
[5] Julius Evola, L’autenticità dei “Protocolli” provata dalla Tradizione ebraica, in: L’internazionale ebraica. I “Protocolli” dei “Savi Anziani” di Sion, Versione italiana con appendice e introduzione. Supplemento de “La Vita Italiana”, Roma 1938-XVI, pp. 230-244. Le nostre citazioni sono tratte da questa edizione.
[6] Le citazioni talmudiche sono state verificate in: L. Goldschmidt, Der babylonische Talmud mit kurzen Erklärungen versehen (testo e traduzione tedesca). Berlino-Lipsia-L’Aia 1897-1935.
[7] “Orion”, n. 22, p. 171.
[8] August Rohling, Talmud–Jude, rist. an. Liberty Bell Publications, 1981, p. 67. Dall’introduzione di A. Pontigny a quest’opera è tratta anche la citazione presentata da Evola a p. 243: «In un testo talmudico (Dibre, in Dav., f.37) si legge:”Comunicare alcunché della nostra legge a un non-Ebreo equivale all’eccidio di tutti gli Ebrei, poiché se i non-Ebrei (goim) sapessero quel che noi insegniamo a loro riguardo, ci avrebbero senz’altro sterminati”». Il testo di Pontigny è il seguente (op. cit., p. 16): «Comunicare a un non Ebreo qualcosa circa i nostri rapporti religiosi (Religionsverhältnisse) è come uccidere tutti gli Ebrei, perché se i non Ebrei sapessero che cosa insegniamo su di loro, non ci ucciderebber?». Il riferimento addotto è “Dibre David, paragrafo 37”, presumibilmente il “Divrei David” (Dibhrê David) di David ben Samuel ha-Levi, un commento del 1689 al commento di Rashi sul Pentateuco (Encyclopaedia Judaica, Gerusalemme 1971, vol. 5, col. 1355).
[9] Baruch Levi non è mai nominato nel Carteggio Marx–Engels (1844-1883), Editori Riuniti, Roma 1972.
[10] Léon de Poncis, Les forces secrètes de la Révolution, Editions Bossars, Paris 1928, pp. 250-252.
[11] Léon de Poncis, Les forces secrètes de la Révolution, Editions Bossars, Paris 1929, p. 17. Il personaggio menzionato da Evola è in realtà Isaac Moise Crémieux, detto Adolphe (1796-1880).
[12] Gougenot de Mousseaux, Le Juif, le Judaïsme et la Judaïsation des peuples chrétiens. Henri Plon, Imprimeur-Editeur, Paris 1869, p. 266. Il riferimento della prima citazione è:”Archives israélites, XXV, p. 600, 651 (sic); 1861″; il riferimento della seconda è costituito dalle pp. 514-515 della stessa rivista, anno 1861.
[13] Da quest’opera (vedi nota 14), pp. 78-79, Evola ha tratto gran parte delle citazioni bibliche che appaiono a p. 231, lasciando i riferimenti addotti dal testo tedesco (1.Mosè, 7,6; 1 Mosè, 12,2-3; 5.Mosè, 7,24; 5.Mosè, 7,16), invece di menzionare, secondo l’uso cattolico, i libri di Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio della Bibbia. La prima citazione ha inoltre un riferimento errato:”1. Mosè, 7,6″. Il passo in questione si trova infatti nel Deuteronomio (“5.Mosè”). Parimenti errato è quello della penultima (p. 232), Isaia 60,12, che è in effetti 60,16(*). Questi errori compaiono tali e quali nell’edizione dei “Protocolli” del 1971 (op. cit., pp. 184 e 186). Ciò significa che i curatori non hanno verificato neppure le citazioni bibliche del saggio di Evola.
(*) La svista deriva certamente dal fatto che Wichtl e Schneider presentano in successione tre citazioni di Isaia (60,10, 60,12 e 60,16), di cui Evola ha utilizzato la prima e la terza, confondendo il riferimento
[14] Friedrich Wichtl, Robert Schneider, Weltfreimaurerei Weltrevolution Weltrepublik. J.F. Lehmanns-Verlag, München-Berlin 1936, p. 94.
[15] Julius Evola, Scritti sulla massoneria. Settimo Sigillo, Roma 1984, p. 51, nota 5.
[16] Theodor Fritsch, Handbuch der Judenfrage. Hammer-Verlag, Leipzig 1937, p. 102.
[17] Leopold Engel, Geschichte des Illuminaten–Ordens. Hugo Bermühler Verlag, Berlin 1906, p. 114.
[18] L’economista Du Mesnil-Marigny non figura nella Jewish Encyclopaedia. Enrico Delassus, che nell’Appendice al primo volume della sua opera Il problema dell’ora presente (Roma, Desclée e C. Tipografi-Editori, 1907), sezione VI (“Documenti relativi agli Ebrei”) riporta, sotto il titolo “Previsioni d’un Economista” (pp. 657-659) due stralci dell’opera di Du Mesnil-Marigny (che compaiono, ridotti, nel saggio di Evola), lo presenta semplicemente come “un dotto economista” (p. 657). Gli stessi brani omessi confermano del resto che l’autore dell’opera in questione non era ebreo. Ad esempio, parlando di Disraeli, egli lo definisce “primo ministro d’Inghilterra ed egli stesso di estrazione ebraica” (*) e si riferisce agli Israeliti come a una comunità diversa dalla sua.
(*) Histoire de l’économie politiques des anciens peuples de l’Inde, de l’Egypte, de la Judée et de la Grèce, par Du Mesnil-Marigny, Troisième Edition, Paris, Plon et C. Imprimeurs-Editeurs, 1878, Tome deuxième, p. 277. La citazione presentata da Evola è costituita da stralci dalle pp. 275-285.
[19] Cfr. “Annuario” del 1976 dei Testimoni di Geova. Brooklyn, N.Y. 1976, pp. 32, 76, 79, 194.
[20] Theodor Fritsch, Die Protokolle Zions. Das Programm der internationalen Geheimregierung . Hammer-Verlag, Leipzig 1936., opera che citiamo nella versione spagnola Los protocolos de Sion. Ediciones BAU, Barcelona, s.d., pp. 10-11.
[21] Zwei jüdische Aufsätze vom Juden Marcus Eli Ravage. Englischer Originaltext mit deutscher Uebersetzung. Faksimile-Verlag, Bremen 1982.
[22] Idem, p. 6. Los Protocolos de Sion, op. cit., p. 13.
[23] Theodor Fritsch spiega chiaramente il significato effettivo della tesi di Ravage. Los Protocolos de Sion, op. cit., p. 13, nota 4.
[24] “La Vita Italiana”, febbraio 1938, pp. 180-188.
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