I BALCANI: 11 ANNI DALL’ULTIMA GUERRA IN EUROPA[1]
Global Research, 25 Marzo 2010
11 anni fa la NATO, senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, iniziò i bombardamenti di massa della Repubblica Federale di Iugoslavia, che diventarono l’operazione militare nei Balcani di più vasta scala dalla fine della seconda guerra mondiale.
I bombardamenti aerei continuarono per due mesi e mezzo: dal 24 Marzo all’8 Giugno del 1999. A prendervi parte furono più di 1.000 aerei da guerra, che sganciarono sulla Serbia 79.000 tonnellate di esplosivi. Secondo le fonti serbe, 2.500 civili pacifici vennero uccisi, e in quel periodo vennero distrutti centinaia di case di abitazione, scuole, ospedali, istituzioni dello stato e anche monumenti culturali.
A pretesto di azioni tanto illegali, che vennero attuate senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, vi furono le accuse, rivolte alla Serbia, di indisponibilità a raggiungere un accordo con i separatisti albanesi del Kosovo e di aver attuato la pulizia etnica della provincia del Kosovo. Il capo dipartimento dei Conflitti Etno-Politici all’Istituto Europeo dell’Accademia Russa della Scienze, Pavel Kandev, trova tali accuse infondate:
“Tutti gli argomenti furono strumentali. Perché, primo, i colloqui vennero troncati dagli stessi alleati occidentali, che avevano proposto una soluzione che, come sapevano fin dal principio, non poteva essere accettata. Secondo, il flusso massiccio di profughi dalla provincia del Kosovo, che ebbe luogo come conseguenza degli scontri armati tra le forze serbe e i separatisti albanesi, e che durò per almeno un anno, non rallentò dopo i bombardamenti della NATO. Perciò, l’argomento stesso si è dimostrato falso. Ciò che accadde realmente fu questo: la NATO volle usare la situazione in Kosovo per destabilizzare il regime di Milosevic, a cui le capitali occidentali erano contrarie . Questo è ciò che venne fatto”.
L’esistenza di un solo stato iugoslavo andava contro gli interessi della NATO, poiché fungeva da ostacolo all’allargamento della sfera di influenza della NATO in direzione sudorientale. Gli USA e i suoi partner pensavano che il controllo dei Balcani avrebbe loro permesso di portare ad est le loro strutture strategiche e, in parallelo, di controllare le vie di trasporto delle risorse energetiche del Caspio.
L’attuazione di questo piano iniziò immediatamente dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica dalla scena politica. E la fase iniziale fu proprio il collasso dell’ex Iugoslavia all’inizio degli anni ’90, che ebbe luogo non senza il sostegno dell’Occidente. L’aggressione dell’Alleanza Atlantica contro la Repubblica Federale di Iugoslavia, il distacco del Kosovo e la dichiarazioni di indipendenza del Kosovo da parte dei separatisti albanesi nel Febbraio del 2008 possono essere considerati come il completamento di tale processo.
La base militare statunitense di Camp Bond-Steel, che è la più grande d’Europa, è oggi ubicata in Kosovo. Tutto ciò mostra la nuova configurazione, che la presenza militare statunitense in Europa sta prendendo, dopo la fine della Guerra Fredda.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=18317
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