Hedy Epstein: ebrea antisionista e sostenitrice dei palestinesi

Hedy Epstein: ebrea antisionista e sostenitrice dei palestinesi

GAZA, ISRAELE: UNA SOPRAVVISSUTA DELL’OLOCAUSTO SPIEGA PERCHÉ È DIVENTATA UN’ATTIVISTA DEI DIRITTI DEI PALESTINESI[1]

6 Gennaio 2010

Hedy Epstein è quella che potrebbe sembrare una contraddizione in termini: è una sopravvissuta dell’Olocausto e anche una fedele sostenitrice del popolo palestinese. Nata nel 1924 a Freiburg, in Germania, Epstein aveva 14 anni quando fuggì in Inghilterra dalla persecuzione nazista grazie al Kindertransport[2]. Dal suo arrivo negli Stati Uniti nel 1948, Epstein è una sostenitrice della pace e dei diritti umani.

Nel 2001 ha fondato la sezione di St. Louis delle Women in Black[3] [Donne in Nero], un’associazione contro la guerra nata in Israele, e sostiene attivamente i diritti dei palestinesi da quando, nel 2003, ha visitato la Cisgiordania. Mentre lo scorso decennio volgeva al termine, Epstein ha continuato la sua attività di sostegno partecipando con l’associazione pacifista femminile CodePink[4] [Codice Rosa] alla Gaza Freedom March[5] [Marcia per la Libertà di Gaza]. La marcia, svoltasi il 31 Dicembre, è stata una dimostrazione non violenta programmata per protestare contro l’assedio di Gaza da parte di Israele, con 1.000 sostenitori provenienti dall’estero che si sono uniti ai palestinesi in una marcia verso il posto di controllo al confine Gaza-Israele.

Sebbene le autorità egiziane abbiano rifiutato di permettere all’intera delegazione di raggiungere Gaza, a 100 attivisti è stato permesso di entrarvi manifestando contro l’assedio[6]. Prima della prevista manifestazione, Epstein ha parlato con Babylon and Beyond sulle sue passate esperienze in Israele, riguardanti il fatto di essere una sopravvissuta dell’Olocausto che critica Israele, e sulla Gaza Freedom March.

Come si è interessata alla questione IsraelePalestina?

Sono nata in Germania, sono ebrea – dopo che Hitler giunse al potere, i miei genitori capirono molto presto che la Germania non era un bel posto per crescere una famiglia. Erano disposti ad andare dovunque nel mondo ma un posto dove non volevano andare era la Palestina – erano antisionisti. Da bambina non capivo molto di tutto ciò, ma se i miei genitori erano antisionisti allora lo ero anch’io. Giunsi negli Stati Uniti nel 1948, circa nello stesso periodo in cui Israele diventava uno stato, su cui avevo dei sentimenti contrastanti. Da un lato era un posto dove i sopravvissuti dell’Olocausto potevano andare, quelli che non potevano o non volevano tornare a casa, ma dall’altro pensavo all’antisionismo ardente dei miei genitori. All’epoca in cui ero una nuova arrivata negli Stati Uniti, Israele e la Palestina erano finiti nei recessi dei miei interessi. Nel 1982, seppi dei massacri nei campi profughi di Sabra e Chatila in Libano – volli sapere chi ne erano i responsabili e cosa era successo tra il 1948 e il 1982. Più ne sapevo e più rimanevo turbata dalla politica di Israele e del suo esercito. Arriviamo in breve al 2003: sono stata per la prima volta in Cisgiordania, e da allora sono stata lì cinque volte. Questo sarà il mio terzo tentativo di andare a Gaza. Il primo tentativo fu con il Free Gaza Movement quando cercarono di passare con delle barche attraverso il blocco navale israeliano ma poco prima, a Cipro, mi ammalai – c’erano 120 gradi [Fahrenheit], con una proporzionata umidità. Al secondo tentativo, i membri del Free Gaza Movement erano preoccupati di quello che mi poteva succedere e così, per riguardo nei loro confronti, non li accompagnai. Dovevo andarci di nuovo nel 2009, ma il giorno prima di partire venni aggredita. Non so se venni deliberatamente presa di mira o se fu un atto di violenza casuale – stavo tornando dall’aeroporto ma la mia valigia e il mio portafoglio non vennero toccati – non fui derubata.

Perché ha deciso di unirsi a CodePink e di partecipare alla Gaza Freedom March del gruppo?

Sapevo di CodePink da un bel po’ di tempo e quando seppi che stavano programmando una marcia per Gaza, decisi che sarei andata. Ci ho provato per due volte e non ci sono riuscita, e così forse è l’incantesimo della terza volta. Gli organizzatori egiziani hanno detto di recente al gruppo che non poteva passare attraverso il valico di Rafah (più informazioni in proposito[7]). In altre occasioni è stato detto ai partecipanti che non potevano andare ma poi è stato loro permesso di andare con delle restrizioni. Così andremo avanti e un giorno lo faremo, un minuto alla volta. E se non riusciamo a entrare, anche questo sarà estremamente eloquente.

Come ha reagito la gente alla sua decisione di essere una sostenitrice dei palestinesi?

Dipende da quelli con cui parlate o di cui parlate. La comunità ebraica organizzata, mainstream, sia a livello locale che altrove, mi ha chiamata antisemita, un’ebrea che odia sé stessa. Non sono contro Israele, ma non ti è permesso di criticare Israele altrimenti sei un’antisemita, e se sei ebreo, sei un ebreo che odia sé stesso. Io non mi odio. Ti viene permesso di criticare ogni altro paese, compresi gli Stati Uniti, ma non Israele: come mai?

Come pensa che reagirà Israele di fronte ad un’azione diretta non violenta?

Non lo so. Spero che non saranno violenti. Quando sono stata in Cisgiordania, prima di andare lì, mi venne detto che i palestinesi mi avrebbero fatto del male, che mi avrebbero fatto cose orribili. Ma sono stati quelli che mi hanno protetto. Nel 2006, in una dimostrazione vicino a Ramallah, persi parzialmente l’udito perché una sound bomb[8]esplose molto vicino a me. I Palestinesi che mi stavano vicino erano molto preoccupati. Venni fatta spogliare per essere perquisita – perquisita nelle parti intime – all’aeroporto israeliano David Ben Gurion: mi venne detto che ero una “terrorista”, un “rischio per la sicurezza”. Una donna di 80 anni è una terrorista? Cosa avrei dovuto avere: una bomba nella mia vagina?

Pensa che vi potrà essere la pace in Israele nel prossimo futuro?

Nel prossimo futuro, no. Sono un’inguaribile ottimista, così un giorno vi sarà la pace, ma prima che succeda devono cambiare molte cose. Se l’occupazione dovesse finire all’improvviso, sarebbe il più grande cambiamento del mondo. Israele è la quarta potenza militare del mondo. Hanno le apparecchiature più aggiornate, e vengono usate contro i palestinesi. Parimenti, se gli Stati Uniti smettessero di finanziare Israele, questo sarebbe un’altra strada per determinare la pace. In questo paese abbiamo problemi colossali, la gente è disoccupata, perde la propria casa: potremmo usare il denaro per tutto ciò, invece di usarlo all’estero in modo distruttivo. Usiamolo in modo costruttivo. Penso che dovremmo permettere alle persone di decidere ciò che vogliono invece di dire loro quello che dovrebbero fare.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://latimesblogs.latimes.com/babylonbeyond/2010/01/israel-gaza-holocaust-survivor-hedy-epstein-explains-why-she-became-palestinian-rights-activist.html
[2] http://www.kindertransport.org/history.htm . Vedi anche: http://it.wikipedia.org/wiki/Kindertransport
[3] http://www.womeninblack.org/en/vigil
[4] http://www.codepinkalert.org/
[5] http://www.gazafreedommarch.org/
[6] http://latimesblogs.latimes.com/babylonbeyond/2009/12/egypt-hundred-activists-depart-to-gaza-1300-others-denied-trip.html
[7] http://salsa.democracyinaction.org/o/424/p/dia/action/public/?action_KEY=1946
[8] http://www.rainews24.rai.it/it/news_print.php?newsid=134534

4 Comments
    • Anonimo
    • 10 Aprile 2010

    Come possa essere definita una " sopravisuta all'olocausto" una ragazzina ebrea che nel 1938 emigrò pacificamente dalla Germania in Inghilterra. è un argomento che abbisogna di una spiegazione più esaustiva. Ufficialmente l'olocausto ha inizio dalla primavera del 1942. Hedy Epstein era al sicuro da quattro anni, a quanto si legge nell'articolo,i nazisti chiesero forse l'estradizione?
    Giancarlo

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  1. giusta osservazione!

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    • Anonimo
    • 14 Aprile 2010

    Gli ebrei che si dichiarono antisionisti etc si possono contare sulle dita di una mano,nonostante ciò,a questi viene data enorme visibilità mediatica.
    Sembra un abile strategia che consente ad israele di dimostrare una presunta democraticità alla base del suo stato che in realtà non esiste e contemporaneamente mostra la esistenza di differenti visioni politiche nei confronti di israele all'interno delle comunità ebraiche occidentali che altrettanto non esiste.
    Secondo me è sbagliato dare risalto mediatico alle esternazioni di qualche sparuto ebreo.

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    • Anonimo
    • 31 Maggio 2010

    Sono d'accordo pienamente con gli interventi qui sopra: si tenta cioè di recuperare a livello mediatico quello che si distrugge militarmente in Palesina (e sono civili inermi del campo di sterminio di Gaza!)Oggi sono i pacifisti della nave turca a cadere per la rispettabile e stupida illusione di convincere gli USA a non finanziare gli stermini israeliani(bombe al fosforo!)Non manca l'informazione nel mondo 'civile', quello che manca èla lotta alla sopraffazione di qualunque colore, non basta mobilitare, occorre bloccare tutti gli assassini e i loro complici-

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