In un campo di studi scomodo come il revisionismo dell’Olocausto, quanto mai soggetto alle demonizzazioni, è difficile trovare chi, pur non essendo revisionista, sia animato dalla volontà di descrivere il revisionismo in modo obbiettivo, senza deformazioni ideologiche preventive. Un esempio ormai storico di questa impostazione è la pregevolissima tesi di dottorato dell’illustre storico neozelandese Joel Hayward, The Fate of Jews in German Hands[1] [Il destino degli ebrei in mano ai tedeschi], che mise duramente a rischio la carriera del suo autore[2].
Ma stiamo parlando di un testo che risale ormai al 1993: è ora a disposizione degli interessati (sempre che conoscano la lingua inglese) un’opera molto più recente e aggiornata: DEBATING THE HOLOCAUST: A New Look at Both Sides[3] [Discutere l’Olocausto: un nuovo sguardo su entrambe le parti], di Thomas Dalton, scritto nel 2009. Come scrive lo stesso Dalton nell’introduzione del suo libro, “Questo libro non è un libro revisionista. È un libro sul revisionismo, e su due visioni in competizione della verità”[4].
Anche in Italia, qualche anno fa (nel 2002, se non sbaglio), vi fu qualcuno che, sia pure molto più succintamente, scrisse sul revisionismo con quest’impostazione. Si trattò, all’epoca, di una brillante studentessa del Liceo Alessandro Volta di Milano, Giulia Sapi, le cui schede sono ancora oggi disponibili sul web:
IL REVISIONISMO STORICO[5]
IL REVISIONISMO VERO E PROPRIO, QUELLO TEDESCO[6]
IL REVISIONISMO NELL’AMBITO DELL’INTERPRETAZIONE DEL NAZISMO[7]
CARATTERI E GENEALOGIA DEL REVISIONISMO STORICO FRANCESE[8].
Si tratta di testi pacati e precisi, volti appunto più a descrivere che a demonizzare, e il cui livello – sia di erudizione che di onestà intellettuale – dovrebbe far arrossire di vergogna certi “specialisti” nostrani di revisionismo, da Valentina Pisanty[9] a Francesco Rotondi[10]. Un dato mi ha colpito, nella ricerca della Sapi, e cioè il fatto che – nella scheda sul REVISIONISMO STORICO – ella abbia correttamente individuato la nascita della corrente revisionista negli Stati Uniti degli anni ’20, come risposta alle interpretazioni ufficiali della prima guerra mondiale. In Italia, a quanto mi consta, non l’aveva mai detto nessuno. Anche da particolari come questo si può capire quanto sia fasulla la vecchia storiella secondo cui i “negazionisti” rappresenterebbero una mera degenerazione rispetto ai revisionisti “buoni” come Nolte e De Felice. No: gli studiosi come Carlo Mattogno sono invece gli eredi, sia pure in un ambito molto più ristretto e specialistico, di luminari della storiografia come Harry Elmer Barnes[11] e Charles Beard.
[1] http://www.resistance.com/Hayward/hay1.html
[2] Sui tentativi di stroncare la carriera di Hayward vedi il dossier di David Irving: http://www.fpp.co.uk/BoD/origins/Hayward/index.html , quello del sito AAARGH: http://www.vho.org/aaargh/engl/hay/hayindex.html e, naturalmente, quello del diretto interessato: http://www.joelhayward.com/
[3] http://www.debatingtheholocaust.com/
[4] http://www.debatingtheholocaust.com/introduction
[5] http://ospitiweb.indire.it/~copc0001/ebraismo/revision.htm
[6] http://ospitiweb.indire.it/~copc0001/ebraismo/r.htm#Germania
[7] http://ospitiweb.indire.it/~copc0001/ebraismo/nazismo.htm
[8] http://ospitiweb.indire.it/~copc0001/ebraismo/r1.htm#negazionismo
[9] http://it.wikipedia.org/wiki/Valentina_Pisanty
[10] http://francorotondi.blogspot.com/
[11] Di Barnes si legga il fondamentale saggio Il revisionismo e la promozione della pace (https://www.andreacarancini.it/2009/04/il-revisionismo-in-america-nella-prima/ ) nonché la recensione con la quale “sdoganò” Rassinier presso i revisionisti americani: https://www.andreacarancini.it/2010/03/paul-rassinier-recensito-da-harry-elmer/
L'opera dei revisionisti, le loro ricerche vanno ben oltre ciò che immaginiamo in quanto vanno a scardinare quei fondamenti storico-culturali su cui si basa il mondialismo usocratico-sionista. La storia va riscritta e in base a ciò che ne deriverebbe tutti gli assetti geopolitici salterebbero senza dubbio.
wids72