Michael Hoffman: meditazione su una foto di Zündel

Michael Hoffman: meditazione su una foto di Zündel

MEDITAZIONE SU UNA FOTO DI ERNST ZUNDEL DOPO LA SUA USCITA DAL CARCERE

Di Michael Hoffman, 3 Marzo 2010[1]

Un critico ha fatto un commento negativo sulla foto che ritrae l’incredulo delle camere a gas di Auschwitz Ernst Zündel (a destra) con il suo avvocato Herbert Schaller, foto scattata il 1 Marzo, pochi momenti dopo che Zündel era uscito dalla prigione di Mannheim, per la prima volta dopo cinque anni.

Noi crediamo che sia una bella foto, un’immagine che scalda davvero il cuore. È una prova, tramite foto, che Ernst non si piegherà alle avversità, che non si lamenterà, che non mostrerà il proprio dolore: si vede piuttosto, nel suo contegno sorridente, la gioia di vivere. Questa è una testimonianza della sua forza d’animo, dopo sette anni di carcerazione, inclusi i due trascorsi in Canada in isolamento. Non dimentichiamo neppure che da bambino sopravvisse all’olocausto del bombardamento incendiario inflitto dagli Alleati alla sua città natale di Pforzheim; di conseguenza, innanzitutto, lui è un sopravvissuto da olocausto. Ho visto analoga serenità e nobiltà nei sopravvissuti giapponesi degli olocausti di Hiroshima e Nagasaki.

Tutto ciò è di stupendo contrasto al comportamento e agli atteggiamenti di molti (sebbene non tutti) di questi tipi di sopravvissuti da poster del campo di lavori forzati di Auschwitz i quali, più di sessant’anni dopo, ancora si mettono in posa col muso lungo, e gemono, si lamentano, si lagnano, fanno i prepotenti e vomitano odio e puntano il ditino accusatore, mentre sfornano un diluvio di articoli – su giornali e riviste – libri, romanzi, show televisivi e film che costituiscono un livello inaudito di vendetta istituzionalizzata, che si è insinuata nel tessuto sociale stesso dell’Occidente post-cristiano.

Io dico post-cristiano, ma siamo immemori anche di Shakespeare. Sicuramente, il famoso discorso di Porzia a Shylock nel “Mercante di Venezia” (Atto 4, scena 1) è tenuto in discredito dai mandarini della mediocrità. Tuttavia, nelle parole di Porzia, troviamo la risposta più eloquente della nostra cultura al perpetuo grido di vendetta del Purim che si ammanta di giustizia. Qui Shakespeare, come al solito, mette il dito sul cuore della questione: l’abisso enorme che separa il giudaismo dall’Occidente prima di Auschwitz è lo scrigno della loro vendetta e il nostro obbligo alla misericordia.

Gli spietati aguzzini di Zündel non hanno imparato niente dalla storia. Nella loro tracotanza, nella loro certezza di vincere, e di controllare e dirigere il futuro, credono di poter demonizzare, imprigionare e tormentare i prigionieri di coscienza impunemente. I romani lo pensavano dei primi cristiani, i cattolici francesi degli ugonotti, i luterani tedeschi degli anabattisti, i puritani del New England dei quaccheri, gli anglicani dei loro compatrioti cattolici refrattari, e i sovietici degli ortodossi orientali. Eppure, in ognuno di questi casi la storia ci insegna che col tempo, i dissidenti duramente oppressi riemergono più forti che mai.

Questo è anche il destino dei revisionisti della seconda guerra mondiale, anche se oggi, nel bel mezzo della persecuzione e della caccia alle streghe, si prevede un futuro difficile per molti. In questo senso, Ernst Zündel, anche all’età di 70 anni, non è un uomo del passato ma del futuro.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://revisionistreview.blogspot.com/2010/03/meditation-on-photo-of-ernst-zundel.html

One Comment
    • Anonimo
    • 4 Marzo 2010

    gli europei dovrebbero intitolare una Piazza in ogni città d'Europa ad un Uomo come Zuendel, anche mentre lo stesso è in vita!

    Daltanius

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