LO STATO PROFONDO HA COMMESSO GRANDI INGIUSTIZIE CONTRO LE MINORANZE NON MUSULMANE, DICE ÇELIK[1]
“Lo stato profondo[2] e lo spirito da partito unico del Partito Repubblicano del Popolo [CHP] stanno dietro le ingiustizie fatte in Turchia ai non musulmani, totalmente contrarie ai fondamenti della nostra cultura”, ha detto Hüseyin Çelik, il vice-presidente del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AK).
Parlando con il Sunday’s Zaman in un’intervista esclusiva, Çelik, che in Turchia è stato a suo tempo ministro dell’istruzione, ha detto che il CHP e lo stato profondo turco hanno ghettizzato la maggior parte della popolazione, da lui indicata nei paesani, negli aleviti[3], nei curdi, nei non musulmani e nei religiosi.
In Turchia, il periodo del partito unico CHP inizia con la fondazione della repubblica il 29 Ottobre 1923 e finisce nel 1946 con la costituzione del Partito Nazionale dello Sviluppo (MKP).
“In Turchia, durante l’era del partito unico, vennero commesse gravi ingiustizie verso tutti questi gruppi; ma le ingiustizie commesse contro i non musulmani furono le più gravi. La tassa sulla ricchezza fu una vergogna. La chiusura del seminario greco è stata una grave vergogna. I disordini del 6-7 Settembre[4] furono un complotto disumano che umiliò la Turchia agli occhi del mondo. I paesani espropriati non riuscirono ad entrare nel centro cittadino di Ankara fino al 1946. La violazione dei diritti di gruppi sottoposti ad umiliazioni come gli aleviti, i curdi e i religiosi è continuata fino ad oggi”, ha spiegato Çelik.
La tassa sulla ricchezza fu una tassa imposta nel 1942 ai cittadini ricchi della Turchia, con lo scopo dichiarato di raccogliere fondi per la difesa del paese nell’eventualità di un ingresso nella seconda guerra mondiale. Quelli che furono più danneggiati da questa tassa furono i non musulmani: ebrei, greci, armeni e levantini, che controllavano gran parte dell’economia.
Fondato il 1 Ottobre del 1844, nell’isola Heybeli – o Halki, in greco – sul Mare di Marmara, il Seminario Halki fu il principale istituto di teologia del patriarcato della Chiesa Ortodossa Orientale di Istanbul, fino alla sua chiusura da parte delle autorità turche nel 1971.
I deplorevoli eventi del 6-7 Settembre del 1955 iniziarono dopo che il titolo di un giornale aveva detto che la casa del fondatore della nazione, Atatürk, in Grecia, era stata bombardata da militanti greci. Istigate dai media, le folle uccisero e tormentarono le minoranze non musulmane e non turche in una campagna massiccia.
Çelik ha spiegato che il primo gruppo che si salvò dalla politica di ghettizzazione fu quello dei paesani. I voti di queste persone permisero alla Turchia di adottare nel 1946 un sistema multipartitico, e in questo ebbero un ruolo importante.
Facendo notare che l’80% di costoro erano tornati all’epoca a vivere nei villaggi, Çelik ha detto: “Poiché i politici dovevano chiedere ai paesani il loro voto, essi si salvarono dalla ghettizzazione. Ai paesani fu proibito di entrare a Ulus e a Kizilay [quartieri ubicati nel centro di Ankara] fino al 1946.
Egli ha sottolineato che è indispensabile porre termine anche alla ghettizzazione degli altri gruppi, e ha indicato la democrazia come unico mezzo per riuscirci. Lamentandosi delle discussioni in corso in Turchia sui non musulmani, Çelik ha detto che queste discussioni provocano nel paese un’inutile suscettibilità pubblica sui non musulmani.
“Siamo impegnati in discussioni “ecumeniche” da molto tempo. Bartolomeo è ecumenico o no? Non ci riguarda. Perché i musulmani discutono sul leader mondiale della comunità ortodossa, perché vogliono decidere su questa questione? Lasciamo che sia la comunità ortodossa a decidere. Se essi considerano ecumenico il patriarca ortodosso di Fener[5], Bartolomeo di Istanbul, abbiamo un qualche diritto di discuterne come popolazione non ortodossa? Lasciamo che gli ortodossi decidano di loro spontanea volontà”, ha detto.
Çelik ha definito la chiusura del seminario greco come un’altra grande ingiustizia fatta ai non musulmani e ha detto che è stato molto imbarazzante che la Turchia non sia riuscita a vincere l’opposizione alla riapertura dell’istituto da parte degli ambienti favorevoli allo status quo.
Quando gli è stato chiesto che tipo di ostacoli il governo si è trovato di fronte nel suo tentativo di riaprire il seminario, Çelik ha detto: “Non possiamo battere lo status quo. Non possiamo agire da soli. Come mai il pacchetto di riforme approvato da 411 deputati è stato cancellato dalla Corte Costituzionale? Possono, il Parlamento e il governo, decidere una riforma, possono attuarla in questo paese?”, ha chiesto Çelik.
Si riferiva ad una riforma varata dal governo nel 2008 che avrebbe abolito il divieto di indossare il velo, da parte delle donne musulmane, nelle università ma che è stata cancellata dalla Corte Costituzionale, nonostante il sostegno schiacciante del Parlamento. Contro la riforma aveva fatto ricorso il CHP presso la Corte Costituzionale.
Ricordando un altro incidente avvenuto nel 2004, Çelik ha detto che l’ex segretario generale del Consiglio di Sicurezza Nazionale (MGK) Tuncer Kiliç lo incontrò, quando era ministro dell’istruzione, e gli chiese di impartire l’ordine di chiusura di tutte le scuole private. Egli disse che siccome non si poteva ottenere la chiusura delle sole scuole private aperte dai seguaci dello studioso religioso turco Fethullah Gülen, allora la chiusura di tutte le scuole private avrebbe permesso la chiusura anche di quelle in questione.
“Gli dissi che una cosa del genere era impossibile da fare e che farla non sarebbe stato differente dall’introdurre il comunismo. Vi dico questo perché furono chiuse anche altre scuole insieme al seminario greco. Chiudere il seminario fu una decisione totalmente sbagliata e bisognerebbe riaprirlo”, ha aggiunto Çelik.
Lo status delle minoranze può essere cambiato
Il vice-presidente del partito AK, il quale ha detto che tutti i cittadini della repubblica turca sono cittadini di prim’ordine a prescindere dalla loro lingua o religione, ha spiegato che lo status delle minoranze garantito in Turchia alle comunità non musulmane dal Trattato di Losanna potrebbe venire modificato.
“Dal mio punto di vista, nessuno dei nostri 72 milioni di cittadini dovrebbe venire trattato come appartenente ad una minoranza”, ha detto Çelik. Rimarcando che i fedeli delle tre religioni monoteiste vivevano in pace durante l’Impero Ottomano, Çelik ha detto che lo stato all’epoca trattava tutte le religioni e le fedi con tolleranza. “Lo slogan che rifletteva quest’impostazione nell’Impero Ottomano era ‘Diversità nell’unità’, uno slogan che ora viene promosso dal Consiglio d’Europa. Le due culture si incontrano dopo secoli allo stesso punto”.
Çelik, che ha promosso il restauro della chiesa armena di Akdamar a Van, ha detto che non vi sono stati problemi ad organizzare le funzioni religiose nella chiesa e ad appendere un crocifisso sulla sua parete.
La chiesa Akdamar sull’isola di Akdamar nel lago Van è stata aperta nel 2007 come museo dopo essere stata restaurata dal governo turco tra il Maggio del 2005 e l’Ottobre del 2006. Il restauro è costato 1.7 milioni di dollari).
Çelik ha detto che è stato ipocrita da parte di qualcuno chiedere la sopravvivenza delle opere d’arte dell’era ottomana in altri paesi mentre ci si opponeva al restauro della chiesa di Akdamar.
Le accuse di ‘genocidio’ usate come un asso nella manica
Parlando dell’approvazione della risoluzione che definisce le uccisioni degli armeni nel 1915 come “genocidio”, da parte della Commissione Affari Esteri della Camera americana e del parlamento svedese, Hüseyin Çelik, vice-presidente del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AK), ha detto che la questione del “genocidio” viene usata come un asso nella manica contro la Turchia. “Nessun parlamento di nessun paese può prendere una decisione sulla storia di un altro paese. Sono gli storici e gli studiosi che emetteranno un giudizio. I politici non possono prendere decisioni su questo argomento. Anche se lo fanno, le loro decisioni sono insignificanti”, ha detto.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.todayszaman.com/tz-web/news-204959-103-deep-state-did-great-injustice-to-non-muslim-minorities-says-celik.html
[2] Il concetto turco di “stato profondo” (in turco: derin devlet) è analogo al termine italiano di “doppio stato” o di “stato parallelo”: un gruppo di forze antidemocratiche quanto influenti che cospirano all’interno dello stato per assicurarne – nel caso della Turchia – la fedeltà ai “valori laici” del kemalismo (http://it.wikipedia.org/wiki/Mustafa_Kemal_Atat%C3%BCrk ) e, ai nostri giorni, anche ad un atlantismo di stretta osservanza (Andrea Carancini).
[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Alevismo
[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Pogrom_d
[5] Fener è il quartiere di Istanbul dove risiede il patriarca.
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