LA TURCHIA AVVERTE CHE LA RISOLUZIONE STATUNITENSE POTREBBE DANNEGGIARE I COLLOQUI CON L’ARMENIA[1]
Il Ministero degli Esteri turco ha espresso lunedì il proprio “rammarico” per il fatto che una commissione della Camera dei Rappresentanti americana sarà chiamata a votare una risoluzione che riconosca le uccisioni degli armeni anatolici durante la prima guerra mondiale come “genocidio”, e ha nel contempo auspicato che la risoluzione venga respinta, dicendo che l’approvazione di tale risoluzione porterebbe ad un punto di stallo i tentativi di normalizzazione in corso tra Ankara e Yerevan.
“Ci aspettiamo che la Commissione Affari Esteri della Camera [statunitense] respinga la detta risoluzione, che danneggerebbe le relazioni tra la Turchia e gli Stati Uniti e che porterebbe ad un punto di stallo i tentativi di normalizzazione delle relazioni turco-armene”, ha detto il Ministero degli Esteri in una dichiarazione e ha aggiunto che la Turchia ha espresso il proprio “rammarico” sulla questione a funzionari americani a vari livelli.
Il mese scorso, Howard Berman [foto], un deputato californiano che svolge il ruolo di presidente democratico della Commissione Affari Esteri della Camera, ha detto di volere far votare la commissione sulla risoluzione non vincolante il 4 Marzo. La risoluzione chiederebbe al Presidente Barack Obama di assicurare che la politica americana definisca formalmente gli eventi in questione come “genocidio” e di usare tale termine quando egli pronuncerà il proprio messaggio annuale sulla questione il prossimo Aprile – cosa che Obama ha evitato di fare l’anno scorso.
“Vogliamo credere che i membri della Commissione Affari Esteri siano consapevoli del danno che verrebbe inferto con l’approvazione della risoluzione alle relazioni turco-statunitensi e ai tentativi in favore della pace e della stabilità nella Caucasia del sud, e che – alla luce di tutto ciò – si comportino in modo reponsabile”: questa la dichiarazione del ministero, giunta sotto forma di risposta alla domanda di un giornalista da parte del portavoce del Ministero degli Esteri Burak Özügergin.
Il Primo Ministro Recep Tayyp Erdoğan aveva già messo in guardia sia il Congresso statunitense che l’Amministrazione americana di non intraprendere un passo che avrebbe minato i tentativi in corso di normalizzazione tra Ankara e Yerevan. Parlando domenica sera durante una conferenza stampa seguita ad una riunione del Gruppo di Monitoraggio della Riforma (RIG) da lui presieduta, è stato chiesto ad Erdoğan se Ankara fosse in contatto con Washington relativamente a tale questione.
Erdoğan ha replicato che tra Ankara e Washington vengono mantenuti in proposito contatti ad alto livello, e ha ricordato che in vista del voto della Commissione previsto per venerdì sono partite per Washington due distinte delegazioni parlamentari. Un gruppo della Commissione Affari Esteri guidato dal suo presidente Murat Mercan e alcuni membri del gruppo inter-parlamentare turco-statunitense guidato dal suo presidente Suat Kiniklioğlu avranno colloqui con funzionari e deputati americani durante la loro visita, che durerà fino a venerdì.
“La nostra posizione è ovvia. C’è un percorso che è iniziato in Svizzera. La nostra posizione è di continuare questo percorso. E cioè, ritengo che avremo dei risultati se questa posizione viene mantenuta reciprocamente”, ha detto Erdoğan, riferendosi ai tentativi di normalizzazione in corso con l’Armenia.
Nell’Aprile del 2009, Ankara e Yerevan annunciavano di aver raggiunto un accordo per una road map per normalizzare i rapporti. La road map era il risultato di colloqui a porte chiuse tenuti per più di un anno per ripristinare le relazioni diplomatiche e aprire i propri rispettivi confini tramite la mediazione della Svizzera.
“Ma se il 4 Marzo verrà fatto lì [negli Usa] un passo falso, se verrà fatto un [altro] passo falso il 24 Aprile, esso farà naufragare questo percorso. Credo, ad ogni modo, che i membri del Congresso terranno presente la delicatezza di tutto ciò”, ha concluso Erdoğan.
Negli Stati Uniti, in vista del 24 Aprile, giorno commemorativo del “genocidio”, i tentativi della diaspora armena per ottenere il riconoscimento ufficiale del presunto genocidio hanno acquistato slancio. Per la gioia della diaspora armena, la trasmissione “60 Minutes” della CBS ha trasmesso domenica un programma chiamato “Battle Over History” [Disputa sulla storia] sottolineando la battaglia ultra-decennale per il riconoscimento del presunto genocidio. “Gli armeni lo chiamano il loro olocausto – la deportazione forzata e il massacro di più di un milione di armeni da parte dei turchi nel 1915. Ma i turchi e il nostro governo si sono rifiutati di definirlo un genocidio”, dice la CBS sul suo sito web.
Poco dopo la trasmissione, l’Assembly of Turkish American Associations (ATAA) e la Federation of Turkish American Associations (TADF) hanno inviato alla CBS una lettera congiunta di protesta per il programma, e hanno nel contempo iniziato una campagna presso gli americani di origine turca affinché protestino contro il detto canale televisivo per la messa in onda del programma, da loro definito “un’arma propagandistica arbitraria” in favore degli armeni, proprio nel momento in cui sulla questione è in programma per giovedì la votazione suddetta.
Già lunedì, un articolo sul Los Angeles Times suggeriva che la risoluzione “dovrebbe essere maneggiata con maggior cura dopo il tentativo del 2007, che sembrava destinato all’approvazione”, riferendosi al fatto che la commissione approvò una legge analoga nel 2007 ma che non fu mai sottoposta al voto della Camera nel timore – condiviso sia dai democratici che dai repubblicani – che avrebbe danneggiato i rapporti con la Turchia.
L’articolo, inoltrato da Washington, affermava che dopo il tentativo del 2007, la Speaker della Camera Nancy Pelosi, che aveva a lungo sostenuto la risoluzione, sarà probabilmente più cauta nel presentarla ai banchi della Camera. Il deputato repubblicano del Kentucky, quotidianamente citato, Edward Whitfield, co-presidente del caucus[2] del Congresso per le relazioni americano-turche, che è tra i critici della risoluzione, ha detto: “Penso che il popolo americano sia d’accordo che il Congresso si concentri sui modi per rafforzare la nostra economia e creare posti di lavoro e che lasci questo dibattito agli storici”.
FINE
I lettori potranno utilmente consultare sulla questione trattata dal suddetto articolo il “dossier armenien” del sito AAARGH: http://www.aaargh.codoh.com/fran/genoplusgros/armen/armen.html
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.todayszaman.com/tz-web/news-203062-102-turkey-warns-us-resolution-may-harm-armenia-talks.html
[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Caucus
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