“TALES OF THE HOLOHOAX” E LE VIGNETTE ANTI–ISLAMICHE DELLA DANIMARCA
Di Michael Hoffman[1]
Si diventa esausti a far notare la disparità di trattamento – sui media e nei tribunali, dal punto di vista legale e presso l’opinione pubblica – tra i revisionisti dell’”Olocausto” e gli islamofobi. Kurt Westergaard, l’artista che disegnò in Danimarca le vignette contro Maometto è un’eroe dell’Unione Europea. La sua “libertà di espressione” viene gelosamente protetta, e usata come strumento pedagogico per colpire i musulmani a gloria dei moderni standard dell’Occidente sui diritti umani[2]. Quando i musulmani rispondono che le vignette danesi sono fanatiche e razziste, vengono liquidati come bifolchi arretrati di società primitive che devono ancora imparare i rudimenti della tolleranza illuminista.
Al contempo, la libertà di espressione revisionista sul giudaismo talmudico o le camere a gas di esecuzione di Auschwitz è tutta un’altra questione. In quest’ultimo caso, ai revisionisti viene gioiosamente affibbiato – dai media e dai tribunali – il termine spregiativo di “razzista”, che agisce come un solvente per indebolire ogni pretesa di applicare il retaggio occidentale della libertà di stampa agli scrittori – e agli scrittori satirici – revisionisti.
Quindi, Simon Sheppard, che ha ricevuto una pesante pena detentiva – in parte per aver distribuito in Inghilterra il libro di fumetti satirici del sottoscritto Tales of the Holohoax [Racconti della Oloballa] – viene descritto da tutti i media inglesi, dall’altezzosa BBC al proletario quotidiano “Sun”, come un “razzista”.
L’uso ingiusto di questo spregiativo è il muro inespugnabile che è stato eretto per isolare il caso di Sheppard da quello dei vignettisti danesi anti-islamici, e che comporta per lui la privazione di quei diritti civili invocati dai presunti guardiani europei della libertà contro il fondamentalismo islamico. La possibilità che l’Europa abbia bisogno di essere protetta dalla tirannia razzista del giudaismo ortodosso fondamentalista viene esclusa a priori.
Cosa c’è precisamente di “razzista” nelle vignette di Tales of the Holohoax? I media non tentano un’analisi perché non hanno pressioni o obblighi in tal senso. La satira è un’arma nobile solo quando è usata contro il “diavolo Islam”, mentre in Europa il giudaismo e l’Olocaustianità sono sacri dogmi. Fare satira su queste vacche sacre “è un disgustoso crimine di odio”.
Westergaard viene ritratto come un santo intemerato[3], mentre Sheppard e il suo partner di satira “criminale” – Stephen Whittle (insieme sono conosciuti come gli “Heretical Two”[i due eretici: foto]) – sono meno di zero agli occhi dei custodi occidentali della morale e della storia: “criminali dell’odio di razza”[4], secondo la prosa paludata della BBC. Il fatto che questi due signori siano stati stigmatizzati come “razzisti” è sufficiente a rendere lo stigma una realtà, anche quando i fatti testimoniano il contrario.
La “comunità revisionista”, con qualche notevole eccezione (Lady Michelle Renouf, il prof. Robert Faurisson, Willis Carto, Herman Otten) è riluttante a menzionare Tales of the Holohoax in connessione ai guai degli “Heretical Two”. In realtà, la pubblicazione stessa e i reietti che l’hanno diffusa sarebbero ora una cause célébre, se l’attuale “comunità revisionista” avesse l’istinto politico di Ernst Zündel.
Nell’elenco natalizio del 2009 dei revisionisti in galera – e dei loro indirizzi postali dei rispettivi carceri – diffuso su Internet e pubblicato in certi bollettini revisionisti, la ragione fornita per la carcerazione di Sheppard e di Whittle era stranamente generica: “cercato asilo negli Stati Uniti”. Ma la ragione della loro richiesta di asilo era curiosamente assente. Con questa omissione, il riferimento a Tales of the Holohoax e al suo autore è stato relegato nell’oblio – dagli stessi revisionisti.
Non ho visto nessun paragone fatto dai revisionisti tra il sottoscritto – o Sheppard – e Westergaard. E poiché è stato deciso che Tales of the Holohoax non dovesse venire né menzionato né discusso dai revisionisti, nessun parallelo è stato tratto tra le vignette satiriche sulle camere a gas del sottoscritto e quelle anti-islamiche in Danimarca. È stata persa perciò una magnifica opportunità.
La responsabilità di tutto ciò ricade anche sui media musulmani e arabi che hanno mancato di paragonare le due serie di vignette e il destino dei distributori.
Nessun europeo è andato in galera per aver fatto satira sull’Islam o sul suo profeta. Invece, la provocazione dei vignettisti danesi viene magnificata, premiata e protetta, mentre Sheppard marcisce in una prigione inglese per aver distribuito una satira che prende in giro le panzane talmudiste riciclate durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Gli indirizzi carcerari dei due eretici:
Simon Sheppard (#A8042AA) Wing D4-05, HMP Leeds, 2 Gloucester Terrace, Stanningley Road, Leeds, LS12 2TJ, Inghilterra
Stephen Whittle (#A80441AA) indirizzo come sopra.
Coppia di razzisti perde l’appello contro la condanna al carcere
The Sun[5], 29 Gennaio 2010
Un individuo razzista ha perso il suo appello contro la prima condanna comminata in Inghilterra per istigazione su internet all’odio razziale. Ma la Corte di Appello di Londra ha ridotto di sei mesi la condanna di Stephen Whittle a due anni e mezzo.
Un altro individuo, Simon Sheppard, anch’esso condannato per istigazione all’odio razziale, ha visto ridotta di un anno la propria condanna a quattro anni e dieci mesi.
Whittle, 42 anni, e Sheppard, 52, erano stati imprigionati nel Luglio dello scorso anno dal tribunale di Leeds dopo essere stati accusati, in base al Public Order Act, di aver pubblicato materiale razzista incendiario, di aver distribuito materiale razzista incendiario e di possedere materiale razzista incendiario con l’intenzione di distribuirlo.
Whittle, nato a Preston, è stato ritenuto colpevole di cinque reati e Sheppard, nato a Selby, nello Yorkshire del nord, è stato ritenuto colpevole di 16. Durante il loro primo processo nel 2008, si erano resi irreperibili e volarono in California, dove chiesero asilo affermando di essere dei perseguitati politici a causa delle proprie opinioni di destra, ma vennero deportati. L’indagine di polizia iniziò dopo una denuncia per un opuscolo intitolato “Tales of the Holohoax”, che venne fatto passare sotto la porta di una sinagoga di Blackpool, ricondotto [dalla polizia] ad una casella postale di Hull registrata a nome di Sheppard.
Il materiale pubblicato trovato in seguito includeva immagini di ebrei uccisi, insieme con vignette e articoli che ridicolizzavano gruppi etnici. Durante l’appello, l’avvocato di Sheppard, Adrian Davies, ha contestato le condanne sulla base della giurisdizione, del significato della parola “pubblicazione” e della definizione di “materiale scritto” contemplata dalla legge [il detto Public Order Act]. Egli ha detto che gli articoli incriminati erano pubblicati su un sito web in California dove non c’è dubbio che fossero “del tutto legali e che godessero del più alto grado della protezione costituzionale in base alle leggi degli Stati Uniti”. Non c’erano prove che nessuno, né in Inghilterra né nel Galles, tranne i funzionari di polizia, avesse mai letto il materiale in questione. “Nonostante ciò, Sheppard è stato condannato ad un periodo di carcere più lungo di quello inflitto ad Abu Hamza”, ha detto ai giudici Scott Baker, Penry-Davey, e Cranston.
Promulgando la propria decisione, il giudice Scott Baker ha detto che il precedente giudice aveva ragione nel sostenere di aver il diritto di condannare la coppia, perché una parte sostanziale delle attività incriminate aveva avuto luogo in Inghilterra. Egli ha detto che il giudice aveva trattato correttamente anche la questione della pubblicazione – il materiale in questione era accessibile al pubblico nonostante il fatto che le prove dimostrassero solo che un funzionario di polizia aveva scaricato il materiale [da internet]. E le parole “materiale scritto” nella legge erano sufficientemente ampie da includere testi in formato elettronico. Nel merito della sentenza, egli ha notato che il giudice aveva detto di aver visto o letto raramente del materiale tanto equivoco e offensivo, nel suo contenuto, nei confronti di gruppi razziali di questo paese.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://revisionistreview.blogspot.com/2010/02/tales-of-holohoax-and-denmarks-anti.html
[2] http://www.amazon.com/Cartoons-That-Shook-World/dp/0300124724/ref=sr_1_1?ie=UTF8&s=books&qid=1265669110&sr=1-1
[3] http://www.huffingtonpost.com/2009/10/28/kurt-westergaard-danish-m_n_337398.html
[4] http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/england/north_yorkshire/8103870.stm
[5] http://www.thesun.co.uk/sol/homepage/news/2830870/Racist-pair-lose-jail-term-appeals.html
Dobbiamo difenderci dal giudaismo- sionismo con la loro stessa arma: l'accusa di razzismo.
Non è forse vero che in Europa ci sono scuole per soli ebrei?, ricoveri per anziani per soli ebrei, alberghi e ristoranti per soli ebrei,ecc, ecc.
Non è forse vero?
Qualcuno smentisca. se puù ,queste affermazioni.
Un articolo molto triste, che dimostra come la libertá di parola, in Europa stia per diventare una frase senza senso.
Ho conosciuto "tales of holohoax" diversi anni fa sul sito
http://www.heretical.com/holohoax/index.html
e ne ho fatto la traduzione in italiano, che potete leggere a
http://prometheus.greatnow.com/lampind.html
http://www.scribd.com/doc/95723912/TalesV2