Il revisionista e attivista dr. Fredrick Töben è stato messo in custodia a scontare una condanna a tre mesi di prigione per aver violato le leggi australiane contro la libertà di parola.
La Polizia Federale australiana ha portato via Töben, autore di Where Truth is no Defence, I want to break free [Dove la verità non costituisce difesa, voglio liberarmi] dal Tribunale Federale di Adelaide – dove aveva perso il suo appello contro la [precedente] condanna per disprezzo della corte. Töben ha rifiutato di essere ridotto al silenzio nella sua battaglia per correggere, sul suo sito web dell’Adelaide Institute, il giudizio storico sull’Olocausto.[2]
I giudici hanno detto che Töben ha mostrato disprezzo anche per gli ordini del tribunale e che si è comportato in modo tale da minare l’autorità della corte.
La corte ha anche stabilito che la condanna comminata, per quello che riguarda i reati d’opinione, non è in alcun modo eccessiva.
Töben in precedenza, questo stesso anno, era stato riconosciuto colpevole di 24 capi d’accusa, per aver ignorato gli ordini del tribunale che gli proibivano di pubblicare materiale revisionista. Quando poi gli inflisse una condanna di tre mesi, il giudice Bruce Lander disse che Töben aveva continuato a infrangere le disposizioni del 2002 che gli vietavano di pubblicare il materiale ritenuto antisemita.
Le disposizioni del 2002 furono la conseguenza di una causa per discriminazione razziale intentatagli da Jeremy Jones, ex presidente del Consiglio Direttivo delle Comunità Ebraiche Australiane.
Il difensore di Töben, David Perkins, aveva suggerito che il materiale revisionista pubblicato sul sito dell’Adelaide Institute era solo “una goccia nel secchio” rispetto alla quantità di materiale che contesta la versione ortodossa dell’Olocausto disponibile sul web.
I giudici nel loro verdetto hanno detto che la causa non verteva sull’Olocausto, sulle camere a gas o sull’esecuzione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Hanno detto che essa riguardava se, oppure no, Töben avesse obbedito agli ordini del tribunale. Ma tali ordini avevano in effetti lo scopo di ridurre Töben al silenzio proprio su queste questioni.
“L’obbedienza alla corte non è facoltativa”, hanno detto.
Come esempio finale dei limiti della libertà di parola, oggi, in Australia, Töben ha chiesto se poteva dire qualcosa ai giudici mentre la corte si alzava, con l’unico effetto di essere troncato dal giudice Jeffrey Spender, che semplicemente ha detto: “No”.
In Australia non vi sono garanzie per la libertà di parola.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/thoughtcrimes/0908toben.html
[2] http://www.adelaideinstitute.org/
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