In sostanza, ha dichiarato: non bisogna mai censurare un’opinione. Questo vale per la legge contro i “negazionisti”. Una stampa rispettosa della sua vocazione deve combattere un tale attentato alla libertà di opinione, perché quando si condanna la negazione delle atrocità di Auschwitz si potrà anche, un domani, non importa in quale paese, condannare la negazione, per esempio, dell’immacolata concezione della Vergine Maria.
La storiografia non è una scienza esatta ma una disciplina che deve essere fatta oggetto di una riscrittura ad ogni nuova generazione. Il progresso e l’accettazione di nuove conoscenze sono il risultato di un processo dialettico, dove la tesi originale, ad esempio quello che oggi viene detto su Auschwitz, può approdare, grazie a un dibattito intellettuale che presenta l’antitesi, vale a dire quello che oggi viene detto dai “negazionisti”, a una conclusione che realizza la sintesi di una questione. Senza antitesi non si può mai essere sicuri della verità o del valore di una tesi. Detto altrimenti, rendendo illegale il “negazionismo”, non si potrà mai essere sicuri di quello che nasconde la realtà della persecuzione degli ebrei.
Il fatto che viviamo in una democrazia, e che le leggi siano votate secondo una procedura democratica, non significa che siamo liberi. Delle opinioni possono essere manifestamente sbagliate ma, in quanto opinioni, devono poter essere espresse; possono essere combattute ma non proibite da una legge. Se si comincia a proibire le opinioni (…) ci si dirige verso uno stato totalitario.
Leave a comment