Nella sala delle udienze (circa una quarantina di persone) Sylvia non poteva vedere colui che si appresta a sposare, e cioè il celebre avvocato Horst Mahler poiché, come si sa, è anch’egli carcerato, ma nella prigione di Monaco.
Benché affaticata e dimagrita dopo 14 mesi di carcerazione nella prigione di Heidelberg, Sylvia ha nondimeno conservato tutto il suo vigore e le sue convinzioni, ha detto, “non sono cambiate”. Il presidente del tribunale, Olaf Rinio, ha letto per due ore l’atto di accusa, ricordando che l’imputata è stata condannata dal giudice Meinerzhagen a tre anni e mezzo di carcere e a cinque anni di interdizione della sua professione di avvocato, giudizio che è stato annullato dalla Cassazione.
Si poteva credere, hanno detto i giornali, che essendo assente il suo “mentore” Horst Mahler l’imputata potesse essere più “docile”, ma questo significa conoscerla molto male. Con una voce perfettamente sicura, Sylvia Stolz ha denunciato ancora una volta “la dominazione ebraica straniera” e ha parlato senza fatica per tre ore. Prossima udienza: martedì 28 Marzo.
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