Di Akram Habeeb, dalla Striscia di Gaza occupata, 29 Dicembre 2008[1]
Come studioso Fulbright e professore di letteratura americana all’Università Islamica di Gaza (IUG), ho sempre preferito rimanere silenzioso sul conflitto israelo-palestinese. Ho sempre sentito che la mia missione era di predicare l’amore e la coesistenza pacifica. Ma la massiccia offensiva d’Israele contro la Striscia di Gaza mi induce a parlare chiaro.
La notte scorsa, che è la seconda notte dell’attacco senza precedenti di Israele contro Gaza, sono stato svegliato dal rumore assordante dei bombardamenti intensivi. Quando ho saputo che Israele aveva bombardato la mia università con gli F-16 di fabbricazione americana, ho capito che il suo bersaglio era fallimentare. Naturalmente i politici e i generali israeliani diranno che l’Università Islamica è una roccaforte di Hamas e che predica il terrorismo.
Come professore indipendente, non iscritto a nessun partito politico, posso dire che l’Università Islamica è un’istituzione accademica che abbraccia un largo spettro di tendenze politiche. La considero un’università prestigiosa che incoraggia il liberalismo e la libertà di pensiero. Questo punto di vista personale potrebbe sembrare fazioso; invito perciò chiunque dubiti delle mie affermazioni a controllare il sito web dell’Università Islamica e a esaminare la sua storia. Apprenderà della sua membership in numerose istituzioni accademiche internazionali, del ruolo attivo che i suoi professori esercitano nella ricerca accademica come pure dei premi e delle borse di studio che hanno ricevuto.
Perché Israele ha bombardato un’università? Israele non ha colpito solo la mia università, la notte scorsa. Ha bombardato anche moschee, farmacie, e case. Nel campo profughi di Jabaliya le bombe israeliane hanno ucciso quattro bambine, sorelle della famiglia Balousha. A Rafah hanno ucciso tre fratelli, di 6, 12 e 14 anni di età. Hanno ucciso anche una madre, insieme al suo figlioletto di un anno, della famiglia Kishko, di Gaza City.
Questi atti mi fanno riflettere su alcuni dei comandamenti dati da Dio al “Popolo Eletto”: tu non ucciderai. Non bramerai la casa del vicino. Nessuno può essere stato scelto da Dio per appropriarsi della terra di un altro popolo e per ucciderne i membri. Israele ha compiuto da sé queste scelte etiche. Israele ha scelto da sé di intraprendere queste guerre per eliminare il popolo indigeno della Palestina.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://electronicintifada.net/v2/article10069.shtml
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