LA RICERCA DELLA VERITA’ PREVALE SULLE LEGISLAZIONI, LE GIURISPRUDENZE, LE CONDANNE.
Signor Presidente,
Signore le Consigliere
Di che cosa si tratta?
Come parlamentare, presso i locali del mio ufficio elettorale, ho tenuto una conferenza stampa su diversi temi di attualità, tra cui il rapporto Rousso sul preteso negazionismo all’Università di Lione.
Pressato (a proposito di quest’ultimo tema) da molteplici domande di certi giornalisti, ho rinviato la risposta ai loro quesiti, al dibattito degli storici.
Non ho contestato nessun crimine contro l’umanità commesso dal regime nazional-socialista. Il solo fatto che ho “contestato”, è l’imputazione ai Tedeschi del massacro di Katyn, da allora riconosciuto anche dai Sovietici.
Dopo quella conferenza stampa, una querela, con costituzione di parte civile, su richiesta del M.R.A.P. (Movimento contro il Razzismo e per l’Amicizia tra i Popoli), ha messo in moto l’azione giudiziaria.
Un’istruzione ha avuto luogo. Il Sig. Chauvot, Giudice istruttore, vice-Presidente del Tribunale di Lione, ha esaminato tutti gli incartamenti del dossier, tutte le deposizioni dei giornalisti, tra cui taluni – non tutti! – sembrano essere perfettamente a loro agio nel ruolo di informatori/delatori.
Il Giudice mi ha interrogato diverse volte. Ed ha concluso, in maniera plateale, per la mia innocenza e per un “montaggio” giornalistico.
La decisione del Sig. Chauvot è stata contestata da un appello da parte della Procura e del MRAP. Ed io, nello stesso tempo, sono stato direttamente citato dalla Procura, in condizioni (sulle quali ci sarebbe molto da dire…) che avevano perfino fatto oggetto di un comunicato del Procuratore Generale, il Sig. Viout. Insomma, per gli stessi fatti, ero forse il solo giudicabile in Francia ad essere perseguito per due vie giudiziarie differenti. Sì, poiché si tratta degli stessi fatti, degli stessi propositi, e che (per accusarmi) – contrariamente ad ogni consuetudine in materia di stampa – ci si è basati, non sugli articoli di giornale (cosa che mi avrebbe permesso di smascherare più di un redattore) ma, sulle deposizioni di alcuni giornalisti che sono state rilasciate più tardi alla polizia!
A quella citazione diretta si sono aggiunte quantità (di querele di parte) di Associazioni stipendiate, tra cui il MRAP, che si prendevano, mi sembra, qualche libertà con il principio «una via electa». Principio giuridico, secondo il quale non si può optare per una procedura, dopo averne scelta un’altra.
Tra gli altri, ho avuto a che fare – non soltanto con il MRAP nazionale ed il suo Presidente, il Sig. Malek Boutih (forse preoccupato di far dimenticare i propositi anti-ebraici che sono stati proferiti nelle manifestazioni del suo movimento), ma ugualmente – con la sezione locale del medesimo MRAP.
Identico caso figura, d’altronde, per l’Associazione SOS Razzismo, in quanto ho avuto contro di me, non solo quell’organizzazione ma ugualmente – sottile sfumatura – l’Associazione “SOS Racisme touche pas à mon pote” (SOS Razzismo, non toccare il mio amico).
Diciamo che se – per pura ipotesi – avessi avuto contro di me tutte le federazioni dipartimentali del MRAP e di SOS Racisme – che dovrebbero essere all’incirca un centinaio, per ciascuno di questi movimenti – il Tribunale di Lione avrebbe potuto rovinarmi definitivamente, insieme con la mia famiglia, assegnando a ciascuna di quelle Associazioni la somma di 6.000 euro: una tariffa, sembra, abitualmente concessa loro, senza altra esigenza che l’esistenza della loro personalità giuridica e la loro conformità (politica) con i parametri (stabiliti) dall’ideologia dominante.
Quale atteggiamento deve prendere, ora, la vostra giurisdizione? Riconosco che non ne so rigorosamente nulla.
Da un lato – se fosse assolutamente necessario intentare un processo kafkiano da polizia del pensiero, per la ricerca della verità – una procedura d’istruzione mi sembra infinitamente migliore rispetto a quella che è stata praticata dal Tribunale di Lione, presieduto dal Sig. Schir. D’altra parte, però, a che servirebbe che quell’istruzione continui oggi, giacché, per un verso, il MRAP è giuridicamente non ricevibile e, per l’altro, nonostante l’istruzione in corso, il processo ha già avuto luogo?!
1 – Da un lato, infatti, il MRAP è manifestamente non ricevibile. Officina pro-comunista – così come oltretutto può testimoniare il fatto che ritrovo i suoi ex dirigenti, eletti nelle liste di questo partito, al Parlamento europeo – il MRAP, nei suoi Statuti, non prevede la difesa degli interessi morali o materiali della resistenza o dei deportati. Quest’Associazione, dunque, non soddisfa le condizioni imposte dall’articolo 24/bis della Legge sulla Stampa (che, a sua volta, deriva dalla Legge, detta Legge Gayssot), per diventare parte in causa in un affare “di contestazione di crimine contro l’umanità”. E’ una flagrante evidenza. Quell’evidenza, inoltre, è stata riconosciuta da una sentenza della Corte di Cassazione che già appariva nelle conclusioni del mio collegio di difesa. Certo, il Sig. Schir ed i suoi Assessori, ignorando quell’evidenza, hanno assegnato a tali organizzazioni la “libbra di carne” che richiedevano – sotto forma di succulenti rimborsi per danni ed interessi: hanno infatti per missione di operare delle estorsioni nei confronti di dissidenti “politicamente non corretti” – senza per altro dovere essere obbligate a provare che hanno subito un danno, né tanto meno avere realmente interesse ad agire in quel processo. Per il suddetto Tribunale, sembra, sia sufficiente che quelle Associazioni si vantino del loro anti-razzismo… Il loro preteso anti–razzismo può tutto, emancipa da tutto, può perseguire tutto, può esigere tutto. La presa di posizione del succitato Tribunale era così madornale che su questo punto almeno – solamente su questo punto – la Corte di Lione ha reagito ed ha, per finire, dichiarato, nella sua sentenza, che quel genere di Associazioni non potevano essere considerate parte in causa. Nel frattempo, però, quelle Associazioni erano state ammesse all’udienza e, per ore, avevano liberamente rovesciato sulla mia persona delle valanghe d’insensatezze, contribuendo così a squilibrare seriamente il processo. L’esercizio di quella pressione essendo, del resto, se non lo scopo, in tutti i casi, il risultato di quella legislazione d’ispirazione liberticida.
2 – D’altra parte ed in secondo luogo, nonostante la procedura d’istruzione, e malgrado la domanda di rinvio della delibera che (io ed miei avvocati) avevamo inoltrato al Tribunale, quest’ultimo mi ha condannato, a causa delle opinioni di cui voi siete stati informati, su accusa diretta della Corte. Corte che – leggevo ieri nei giornali – era molto preoccupata della sua indipendenza. E che pur essendo di pubblica notorietà che non desiderava affatto perseguirmi, si è tuttavia immediatamente conformata alle istruzioni del Guarda Sigilli del momento, il Sig. Perben, candidato a Sindaco di Lione, che si vantava, come i suoi predecessori, di non di dare istruzioni ai Magistrati della Corte, per i casi individuali!
Il giudicabile che io sono, prende dunque atto che è stato condannato per la contestazione di un testo – le conclusioni del processo di Norimberga – diventato elemento costitutivo del reato previsto dall’articolo 24/bis – che non è mai stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Francese. Questo, in opposizione ai più radicati principi del nostro Diritto. Principi che la Corte di Cassazione aveva solennemente riconosciuto, nel suo giudizio Miliare, sin dal tempo della Monarchia di Luglio!
Peggio ancora, constata che non ci si è nemmeno degnati di indicargli – nonostante le sue ripetute richieste – quale passaggio del giudizio di Norimberga (o dei giudizi, poiché ce ne sono stati diversi) avrebbe contestato.
Tutte le testimonianze favorevoli – anche emananti da giornalisti più scrupolosi di certi altri loro colleghi – sono state scartate.
Stralci di frasi tronche sono stati estrapolati dal loro contesto; risposte a delle domande sono state condannate, senza che si sappia esattamente quali erano le domande che erano state poste.
Che cosa potrebbe intraprendere la vostra Corte, in questo contesto?
Ordinare il proseguo dell’istruzione? Io sarei d’accordo. Ma non sono io, naturalmente, che debbo decidere! E quale sarebbe l’incidenza di un nuovo ‘non luogo a procedere’ constatando la mia innocenza e tenuto conto delle procedure intervenute?
Proseguire l’istruzione, deferirmi ad un Tribunale il quale, perché no, mi condannerebbe di nuovo a causa degli stessi fatti ed in violazione del principio “non bis in idem” (nessuno può essere processato due volte per lo stesso reato), uno dei più chiari principi del nostro Diritto? Questo d’altronde non sarebbe il primo principio fondamentale garante delle libertà che si disconoscerebbe in questo affare.
Mi rimetto, dunque, Signor Presidente, Signore Consigliere, alla saggezza della vostra Corte.
In conclusione – benché non sia precisamente l’oggetto del dibattito odierno – permettetemi di esprimere un rammarico.
Quando ho risposto alle domande dei sunnominati giornalisti nel corso della già citata conferenza stampa di cui (il negazionismo) non era il tema iniziale, non volevo discutere sulle realtà della Storia contemporanea, di cui avevo precisato che non ero un esperto. In quell’ambito, per forza di cose, mi sono lasciato prendere la mano. Ed il mio solo rammarico è di non essere stato più preciso, più incisivo e più categorico.
OGGI, COME SANNO MIGLIAIA DI INTELLETTUALI, DI STORICI, DI GIURISTI, DI PROFESSORI D’UNIVERSITA’ O SEMPLICEMENTE DI CITTADINI CHE HANNO VISSUTO QUELL’EPOCA STORICA E QUALCHE VOLTA QUELLE TRAGEDIE, LA STORIA “UFFICIALE” – COME SEMPRE MUTEVOLE – E’ A DIR POCO FARCITA DI APPROSSIMAZIONI SBALORDITIVE, QUANDO NON LO E’ DI MENZOGNE EVIDENTI.
Dire questo, tuttavia, non è manifestare una qualunque simpatia nei riguardi dei totalitarismi che hanno insanguinato la nostra epoca, e tra questi ultimi, il nazional-socialismo.
E’ semplicemente constatare che gli autori di genocidio, come il genocidio ucraino solennemente riconosciuto ieri dal Parlamento europeo a Strasburgo, erano tra i vincitori che hanno scritto quella storia “ufficiale”.
E’ DI CONSEGUENZA RECLAMARE IL LIBERO ESAME. E’ SOTTOSCRIVERE AD UN’ESIGENZA CHE TRASCENDE E TRASCENDERA’ SEMPRE LE LEGISLAZIONI, LE GIURISPRUDENZE E LE CONDANNE: LA RICERCA DELLA VERITA’.
Leave a comment