Di Thomas Kues (2008)[1]
E’ probabile che molti revisionisti conoscano bene il nome di Eliyahu Rosenberg a causa del caso Demjanjuk. Rosenberg era il testimone che giurò che il meccanico di Cleveland di origine ucraina era proprio “Ivan il Terribile”, il famigerato guardiano del “campo della morte” di Treblinka – quando poi si scoprì che egli aveva già testimoniato in precedenza che “Ivan” era stato ucciso durante una rivolta dei prigionieri.
Tuttavia, il rapporto difficile che Rosenberg ha con la verità non si limita all’episodio suddetto. Come testimone-chiave delle presunte gasazioni omicide di Treblinka, Rosenberg testimoniò anche al processo Eichmann di Gerusalemme, come pure ai processi tenutisi nella ex Germania Ovest contro il personale di Treblinka. La testimonianza forse più decisiva laciata da Rosenberg consiste di una deposizione dattiloscritta di 12 pagine (Tatsachenbericht) firmata da Rosenberg (come Elias Rosenberg) a Vienna, il 24 Dicembre del 1947 – vale a dire circa quattro anni dopo la sua fuga da Treblinka. La deposizione raccolse polvere per decenni prima di venire scoperta all’epoca del processo Demjanjuk. Venne pubblicata dal giornalista H. P. Rullman nel suo libro sul processo, Der Fall Demjanjuk – Unschuldiger oder Massenmörder? (Verlag Helmut Wild, 1987), e in seguito resa disponibile anche in rete in facsimile.[2] Nel seguente articolo esaminerò questa testimonianza e la relazione del suo contenuto con la storiografia ortodossa del campo.
La deportazione a Treblinka
A pagina 1 del rapporto, ci viene detto che Rosenberg venne deportato dal Ghetto di Varsavia il 20 Agosto del 1942, insieme a sua madre e a tre sorelle. Insieme ad altri 6.000 ebrei, vennero caricati su un treno composto da 60 vagoni. Il trasporto al “famigerato campo della morte” di Treblinka attraverso “la città di Malkinia” impiegò 11 ore – Rosenberg congettura che i tedeschi scelsero un tragitto più lungo del necessario con lo scopo di ingannare i deportati! Si può osservare che al Processo Eichmann il procuratore, per ragioni sconosciute (forse basate su materiale investigativo pre-processuale) suggerì che Rosenberg e la sua famiglia erano stati deportati l’11 Luglio del 1942 – un suggerimento al quale Rosenberg replicò semplicemente che la deportazione aveva avuto luogo “in estate”.[3]
La descrizione di Treblinka II
Ecco come Rosenberg descrive l’ubicazione e le dimensioni di Treblinka II:
Il campo era ubicato a circa 83 chilometri da Varsavia, nel mezzo di una foresta. Il campo copriva un’area di circa 4 chilometri quadrati ed era piuttosto isolato. Il villaggio più vicino, chiamato Kutaski Vulka Wiginowska, distava circa 1 chilometro. Il campo venne costruito nel 1941 da ebrei che dovettero sgomberare l’area che doveva essere utilizzata. Quegli ebrei vennero in seguito uccisi.[4]
Rosenberg sbaglia il nome del villaggio più vicino – Wolka Okraglik è leggermente più vicino al campo, ma esiste anche un villaggio chiamato Kutaski-Stare a circa un chilometro a nord-ovest di Treblinka II che può essere il villaggio a cui pensava il testimone. Inoltre, solo la parte settentrionale di Treblinka II confinava con un’area boschiva. Questi errori sono naturalmente comprensibili. Allo stesso modo, l’affermazione riguardante la costruzione del campo può essere basata solo sul “sentito dire”, così che Rosenberg può essersi sbagliato in buona fede quando scrive questo.
D’altro canto, è difficile capire [supponendo la sua buona fede] come abbia fatto il testimone a sbagliarsi in modo così grossolano sulle dimensioni reali del campo. In realtà, Treblinka II copriva un’area corrispondente a circa il 5% dei quattro chilometri menzionati da Rosenberg.[5] Come vedremo più avanti, il nostro testimone poteva non solo offrire le misure più o meno esatte di un certo numero di edifici e altre installazioni del campo, ma egli trascorse anche del tempo sia nel “campo di accoglienza”, che nel “campo di cernita”, come pure nel “campo della morte” vero e proprio, che insieme corrispondono a circa 4/5 dell’intera area del campo. Come diremo in seguito, l’esagerazione di Rosenberg sulle dimensioni del campo ha probabilmente a che fare con le sue affermazioni sulle fosse comuni e sul numero di vittime presuntamente contenute in esse.
Il campo di cernita e il Lazzaretto
Dopo essersi accomiatato da sua madre e dalle sorelle, il testimone, non ancora consapevole di trovarsi in un campo di sterminio, si mescola alla rampa della ferrovia con i lavoratori ebrei prigionieri. Dopodiché viene condotto in una zona del campo dove i detenuti selezionano gli effetti personali dei deportati. A p. 2 della sua deposizione, Rosenberg descrive la sua prima impressione del campo di cernita:
mentre correvamo dentro il campo, vidi una montagna di oro e di denaro gettata in un mucchio (…)
Rosenberg descrive anche un pozzo di trenta metri di profondità, con cadaveri di un imprecisato numero di prigionieri suicidi che vi giacevano marci all’interno. Poi il testimone descrive il cosiddetto Lazzaretto, presuntamente un finto ospedale da campo dove i deportati malati e immobilizzati venivano sparati invece di essere inviati alle camere a gas:
Non lontano da questo luogo [dove era ubicato il pozzo] notai una fossa, lunga circa sessanta metri, larga dai sette agli otto metri e profonda quattro metri, che era mezza piena di cadaveri. Questa fossa, mi venne detto in seguito, portava il nome di “Lazzaretto”. In questo luogo venivano sparate tutte le persone che non potevano lavorare o che erano malate. A questo scopo, un uomo delle SS con un cappotto bianco venne e ci disse che quelli che erano malati dovevano auto-denunciarsi, per essere portati al “Lazzaretto”. In realtà, un certo numero si autodenunciò, credendo naturalmente di essere portati in un ospedale.
C’è un problema con la descrizione suddetta. Prima di tutto, questo Lazzaretto non venne costruito prima dell’Ottobre del 1942, se dobbiamo fidarci del più importante storico ortodosso dei campi Reinhardt, Yitzhak Arad.[6] Nella descrizione di Rosenberg siamo ancora al primo giorno del suo soggiorno nel campo, e cioè alla fine di Agosto dello stesso anno. Secondo la storiografia ortodossa esistevano lì prima di questa data delle fosse per i prigionieri fucilati e per i deportati da seppellire che erano morti lungo il viaggio, ma il trucco dell’ospedale da campo non venne presuntamente messo in opera fino all’Ottobre del 1942.
Gli edifici delle camere a gas secondo Rosenberg
Rosenberg scrive che nel suo secondo giorno a Treblinka lui e altri venti uomini vennero portati a lavorare nel “campo della morte” vero e proprio. Quella che segue è la sua descrizione delle presunte camere a gas, che vide quel giorno per la prima volta:
La prima cosa che vedemmo fu un edificio fatto di mattoni rossi, simile a un alto fienile. Come venimmo a sapere in seguito, queste erano le camere a gas in cui un numero imprecisato di persone avevano sperimentato una morte orribile. Quest’edificio consisteva di tre sezioni [Abteilungen] ognuna delle quali era grande come un normale soggiorno. Il terreno [Erde, per il quale dovremmo probabilmente intendere “pavimento”] così come metà dei muri era coperto da mattonelle rosse, in modo tale che il sangue che spesso si appiccicava sui muri non era visibile. Sul tetto c’era una piccola finestra, a chiusura ermetica, attraverso cui l’uomo che regolava l’erogazione del gas poteva guardare. Nel soffitto c’era anche una doccia, senza nessun tubo per l’acqua collegato ad essa. Poiché dentro i locali era molto scuro, non si poteva vedere che c’era un certo numero di tubi, del diametro di circa cinque centimetri, che correvano lungo i muri. Attraverso questi tubi il gas di scarico proveniente da un singolo motore diesel veniva condotto all’interno dei locali. In una singola camera potevano venire ammassate quattrocento persone. Poiché non si potevano muovere per la tremenda mancanza di spazio, per loro non era possibile cadere o mettere in atto una qualche forma di resistenza. Gli ucraini avevano interesse a spingere in ogni “sezione” dell’edificio di gasazione il maggior numero possibile di persone, poiché in tal modo sarebbe stata necessaria una minore quantità di gas e il soffocamento avrebbe richiesto un tempo più breve. Di regola, il gas veniva introdotto nelle camere per circa 20 minuti, dopodiché si aspettavano altri quindici minuti, fino a quando non si sentissero più grida di morte.[7]
Lasciando da parte la ben nota questione delle esalazioni diesel, ci imbattiamo nel problema più importante della testimonianza di Rosenberg. Come molti lettori sapranno, a Treblinka II c’erano presuntamente due edifici di gasazione: un edificio più vecchio – e più piccolo – in mattoni, contenente tre camere a gas che misuravano ognuna metri 4×4, e una struttura più recente – e più grande – di cemento contenente dieci camere a gas che misuravano ognuna metri 4×8.[8] L’edificio più recente sostituì quello iniziale.
L’edificio descritto da Rosenberg è identico al primo o al secondo degli edifici di gasazione? Il materiale di costruzione è identico al primo ma non viene indicato il numero delle camere a gas. Tuttavia, in una parte successiva della deposizione, a p. 7, ci imbattiamo in un passo dove Rosenberg descrive la costruzione di un nuovo edificio di gasazione:
Poco tempo dopo, vennero costruite nuove camere a gas che potevano contenere fino a 12.000 persone. Per usare la minore quantità possibile di gas, i soffitti dei locali vennero costruiti molto bassi, in modo tale che una persona alta potesse starvi dentro solo piegandosi. Qualche volta accadde nelle camere più grandi che la maggior parte del gas defluisse verso il soffitto, in modo tale che qualche bambino rimaneva vivo. I sopravissuti venivano condotti nelle fosse comuni e soppressi senza pietà dai guardiani.
A quando si riferisce quel “poco tempo dopo”? Se leggiamo il testo attentamente, troviamo che Rosenberg, nel paragrafo immediatamente precedente, parla di un trasporto di 6.000 ebrei inviati da Grodek nel “Marzo del 1943”. Questo significa che Rosenberg, nella sua deposizione del 1947, descrive il secondo edificio di gasazione come costruito non prima del Marzo del 1943. Tuttavia, nella narrazione ortodossa di Treblinka, che in definitiva deriva principalmente dal libro di Jankiel Wiernik Un anno a Treblinka, il secondo edificio di gasazione viene descritto come ultimato alla metà di Ottobre del 1942, vale a dire sei mesi prima della data fornita da Rosenberg![9]
Il testimone non fornisce nessuna misura delle camere, per una buona ragione: un’installazione capace di contenere 12.000 persone sarebbe stata enorme. In realtà, Yitzhak Arad, afferma che ogni camera del nuovo edificio poteva contenere 380 persone (non certo un’impresa da poco, con 12 persone compresse per metro quadrato).
I cadaveri e le fosse comuni
Poiché Rosenberg lavorò presuntamente all’opera di rimozione dei cadaveri dalle camere a gas alle fosse comuni, la sua descrizione sia dell’edificio di gasazione che dei corpi delle vittime dovrebbe essere autorevole. L’aspetto dei cadaveri viene descritto nel modo seguente:
I cadaveri erano molto gonfi, la loro pelle appariva grigio-bianca [grauweisslich] e facilmente staccabile, in modo tale che cadeva a brandelli. I loro occhi sporgevano e le lingue penzolavano dalla bocca.[10]
Tuttavia, come è stato mostrato di recente dal revisionista F. P. Berg, la pelle delle vittime di avvelenamento da monossido di carbonio mostra una caratteristica colorazione rosa ciliegia o rosso acceso. Non dovrebbero essere grigio-bianche, come sostiene Rosenberg. La colorazione mostrata dalle vittime reali del monossido di carbonio è così caratteristica che il testimone l’avrebbe certamente notata, se avesse visto davvero una vittima delle gasazioni.[11]
Ecco come veniva effettuato il trasporto dei cadaveri, secondo Rosenbreg:
Ora il nostro compito era di portare velocemente i morti con delle barelle di legno in una fossa lunga centoventi metri, larga quindici e profonda sei, e scaricarveli. All’epoca in cui arrivai al campo della morte, c’erano già lì dentro decine di migliaia di cadaveri.[12] Oltre a questa fossa ne vennero in seguito scavate altre, ad una distanza di circa trecento metri dalle camere a gas, e tuttavia dovevamo ancora correre verso di esse con le barelle di legno.[13]
Yitzhak Arad scrive che il campo della morte vero e proprio, dove erano ubicate le camere a gas, come pure le fosse comuni e in seguito gli impianti di cremazione, misurava circa metri 200×250.[14] Per coprire una distanza di trecento metri, Rosenberg deve aver corso a vuoto.
Quanti cadaveri vennero seppelliti dal testimone e dai suoi compagni di lavoro? A p. 7 della deposizione leggiamo che:
Secondo le dichiarazioni delle guardie SS di Treblinka, vennero gasati lì un totale compreso tra i 2.25 e i 2.50 milioni.
Non stupisce quindi che il campo, secondo Rosenberg, copriva un’area di circa quattro chilometri quadrati!
Due aneddoti assurdi
Una testimonianza oculare dell’Olocausto non sarebbe completa senza la descrizione di qualche storia scandalosa sulla crudeltà delle SS verso i detenuti e le vittime. Gli aneddoti di Rosenberg riguardano principalmente i guardiani tedeschi e ucraini che lavoravano nel “campo superiore”, vale a dire il campo della morte vero e proprio.
A quest’epoca vennero portati al campo due nuovi scavatori, con due SS per azionarli particolarmente sadici. Quando i secchi degli scavatori erano sospesi a circa trenta metri da terra, lasciavano cadere dei frammenti di corpi umani sulla testa dei lavoratori ebrei giù in basso. Se la godevano alla grande quando le persone cadevano a terra tramortite. Se la persona colpita non riacquistava prontamente conoscenza, veniva gettata nel fuoco.[15]
Rosenberg ci racconta anche che:
Un SS di nome Hermann (non ricordo il suo nome vero) aveva un passatempo molto particolare. Si accendeva un fuoco e cercava tra i cadaveri una donna molto grassa, che doveva essere portata presso di lui. Gettava il cadavere nel fuoco e poi stava lì per ore, a guardare mentre bruciava lentamente.[16]
A quanto pare, un fuoco di dimensioni e calore sufficienti a bruciare un cadavere poteva essere improvvisato a piacimento. Gli Indù, che costruiscono pire di legno alte diversi metri per realizzare le loro cremazioni all’aperto avrebbero dovuto consultare il signor Hermann!
Conclusione
La deposizione resa da Eliyahu Rosenberg a Vienna nel 1947 non solo contiene affermazioni che sfidano il senso comune, ma ne contiene altre che contraddicono la storiografia ortodossa di Treblinka. La più importante tra queste è la data della costruzione del secondo edificio di gasazione, attribuita al Marzo del 1943, sei mesi dopo quella dichiarata dalla versione ufficiale.
Rosenberg nacque a Varsavia il 10 Marzo del 1924. Aveva quindi 18 anni quando venne deportato a Treblinka II, e 23 quando rese la propria deposizione. La vecchiaia non può averlo condizionato, e tra i presunti avvenimenti e il loro racconto erano passati solo quattro anni. Altra cosa sarebbe stata se Rosenberg avesse scritto che la costruzione ebbe inizio nell’Agosto o nel Novembre del 1942; è ammissibile che si fosse sbagliato di un mese o due. Sbagliarsi con un margine di sei mesi è tutta un’altra questione. Secondo la storiografia ufficiale, la costruzione del nuovo edificio di gasazione ebbe inizio nella tarda estate/inizio autunno del 1942. Rosenberg d’altro canto fa iniziare i lavori nel Marzo del 1943, all’inizio della primavera. L’inverno tra queste due date fu il solo che Rosenberg passò al campo (in realtà, fu il solo inverno in cui il campo esistette). Dovremmo perciò aspettarci che il testimone quattro anni dopo fosse in grado di dire quali episodi importanti ebbero corso prima dell’inverno, e quali dopo.
Presa assieme alla dichiarazioni sulle misure del campo, l’aspetto dei cadaveri, e le presunte fosse comuni, la contraddizione suddetta serve a dimostrare la lampante inattendibilità della deposizione di Vienna del 1947 di Eliyahu Rosenberg. Se i suoi resoconti successivi si avvicinarono alla versione ufficiale della storia del campo, è probabilmente dovuto al fatto che Rosenberg si era familiarizzato con la letteratura degli altri testimoni.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/newrevoices/nrtkrosen.html
[2] http://www.vho.org/D/dfd/5.html
[3] Processo di Adolf Eichmann, trascrizione della sessione n°66.
[4] Elias Rosenberg, Tatsachenbericht, p. 1; traduzione di Thomas Kues.
[5] Carlo Mattogno & Jürgen Graf, Treblinka. Extermination Camp or Transit Camp?, Theses & Dissertation Press, Chicago, 2004, p. 91.
[6] Yitzhak Arad, Belzec, Sobibor, Treblinka. The Operation Reinhardt Death Camps, Indiana University Press, Bloomington, 1987, pp. 121-122.
[7] Tatsachenbericht, pp. 4-5.
[8] Arad, p. 42, 119.
[9] Ibid, p. 120.
[10] Tatsachenbericht, p. 5.
[11] http://forum.yourforum.org/viewtopic.php?t=4520
[12] Tatsachenbericht, p. 5.
[13] Ibid, p. 6.
[14] Arad, p. 41.
[15] Tatsachenbericht, p. 10.
[16] Ibid, pp. 9-10.
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