Lettera aperta a Sergio Romano sui morti di Dresda

Lettera aperta a Sergio Romano sui morti di Dresda

Spettabile ambasciatore,

ho letto nei giorni scorsi l’articolo, pubblicato sul suo giornale (http://archiviostorico.corriere.it/2008/ottobre/04/questione_Dresda_co_9_081004107.shtml ) sulla revisione al ribasso delle vittime dei bombardamenti di Dresda, revisione operata – è bene notarlo – da una commissione di storici tedeschi paragovernativa, di un governo che certe verità le impone per legge tramite tribunale. Spigolando su internet (http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=465700 ), ho trovato un paio di commenti interessanti al riguardo, commenti che faccio miei porgendoli alla sua attenzione, sicuro che un giornale di regime come il suo non li pubblicherà mai. I commenti sono i seguenti:

Primo Commento: “Curioso, quando metti in dubbio le cifre dell’Olocausto, rischi il carcere. Sul resto, invece, nessun dogma”.

Secondo Commento: “Io ritengo curioso anche il fatto che queste cifre escano, dai sancta sanctorum, dopo 63 anni dalla fine della guerra. Sei decadi per per fare il conto dei morti, bah!Per altro non ritengo verosimile tale conteggio, non solo per l’immane catastrofe, come si può dedurre dalle immagini, già di per se sufficienti per sollevare qualche dubbio in merito alla cifra, ma semplicemete basandomi sul fatto che all’epoca, siamo nel 1945, il fronte orientale era collassato e migliaia di profughi si dirigevano nelle retrovie per scampare ai combattimenti e ai sovietici. Non occorre una laurea per immaginare quante di queste migliaia di persone non possedessero i documenti di riconoscimento, quanti, sbandatisi dalle varie colonne di fuggiaschi, avessero perso i contatti con i propri famigliari, quanti fossero “evaporati” per l’immane calore, quanti resi totalmente irriconoscibili dal fosforo o calcinati con le macerie, infine, quanti cremati da soccorritori sconvolti ed increduli. Dresda era, ed è, una grande città che nel 1945 ebbe la sventura di trovarsi nelle retrovie dei combattimenti sull’Oder , quindi centro di smistamento di truppe e civili. Cavarsela con la cifra di 20.000 morti è alquanto riduttivo vista la situazione, la città ed i danni subiti.Nell’agosto del 1943, in un solo bombardamento, la città di Terni ebbe almeno 2.000 morti (cifra prudenziale perché vi erano sfollate decine di famiglie romane fuggite da Roma dopo il bombardamento di San Lorenzo). Questa città di provincia non era certo Dresda e 2000 vittime (prudenziali) furono una enormità, figuriamoci la città tedesca con centinaia di migliania di persone fra soldati, cittadini e profughi. Sei milioni di vittime si sono perpetuate, inossidabilmente, dalla guerra ai giorni nostri; le altre sono inversamente proporzionali, più passa il tempo più diminuiscono“.

Cordiali saluti,
Andrea carancini

One Comment
    • Alessio Galluppi
    • 10 Settembre 2011

    Caro Andrea,
    poco fa in maniera piccata ho messo una nota su wikipedia in merito all'argomento. La cosa più imbarazzante non è se il Corriere non usò senso critico. Ma è che strumenti di "enciclopedia libera" se ne facciano promotori. Sono daccordo pienamente con te, i morti, purtroppo, furono molti di più. Ridicolo come wikipedia attacchi la patente di veritieri solo 20 mila morti: sono andati completamente distrutti 24 mila abitazioni e la media di un morto per abitazione piu' o meno coincide con i bombardamenti di altre città. Ma qui si dimentica e si omette l'obiettivo politico di quell'azione di guerra, come dichiarato ufficialmente dai comandi britannici dopo l'operazione, riferendo alla stampa che l'obiettivo dell'operazione era proprio colpire i centri popolati e di impedire i soccorsi di intervenire ad aiutare i civili. Wikipidia con la sua libera obiettività puzza di marcio. E i giovani leggono Wikipidia, non il Corriere.

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