E’ noto come l’amministrazione Bush stia accusando da più di un anno il governo iraniano di fornire armi ai ribelli in Iraq. L’accusa doveva essere sostanziata qualche settimana fa da prove “inconfutabili” ma sono sorte difficoltà impreviste. Ecco cosa si può leggere in proposito sul sito CampaignIran (http://www.campaigniran.org/casmii/index.php?q=node/4886 ):
Secondo un rapporto della corrispondente da Baghdad del Los Angeles Times c’era un piano, il mese scorso da parte degli USA, per mostrare ai giornalisti riuniti a Karbala degli esplosivi di provenienza iraniana ma gli esperti dell’esercito hanno infine dovuto ammettere che le armi in questione non erano iraniane.
Gli Stati Uniti avevano poi fornito altre “prove” del presunto coinvolgimento iraniano direttamente al governo iracheno, prove in base alle quali una delegazione irachena in visita a Teheran ha chiesto spiegazioni al governo iraniano. I funzionari governativi iraniani hanno negato tutte le accuse e, a quanto pare, le loro spiegazioni devono essere state convincenti se il portavoce della delegazione irachena ha definito positiva la visita a Teheran, aggiungendo che c’è la volontà di intrattenere relazioni di buon vicinato (http://edition.cnn.com/2008/WORLD/meast/05/03/iraq.iran/ ).
D’altronde, il portavoce degli Stati Uniti in Iraq, il generale Kevin Bergner, per la prima volta non ha incolpato l’Iran per la violenza che c’è in Iraq e non ha fatto alcun riferimento all’Iran quando ha descritto, qualche settimana fa, il grande arsenale di armi trovato dalle forze irachene a Karbala (http://latimesblogs.latimes.com/babylonbeyond/2008/05/iraq-the-elusiv.html ). Un cambiamento straordinario, anche rispetto soltanto a due settimane prima, quando le accuse contro Teheran fioccavano.
Da quando, lo scorso Dicembre, venne diffuso a Washington il rapporto d’intelligence che smentiva l’esistenza, da parte di Teheran, di un programma nucleare militare, tali accuse erano state scientemente intensificate.
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