Per chi non conoscesse la vicenda, riepiloghiamo i fatti:
1) il professor Claudio Moffa è stato, nell’anno accademico 2006-2007, coordinatore del master Enrico Mattei in Medio Oriente presso la Facoltà di Scienze Politiche di Teramo;
a) la polemica scatenata pubblicamente contro la detta conferenza dal Preside di Scienze Politiche, prof. Adolfo Pepe, che diede fuoco alle polveri contro il prof. Moffa sui media nazionali e locali;
4) la sera del 17 Maggio il prof. Moffa, per correre ai ripari, decise di indire una conferenza-stampa presso il Gran Caffè Italia di Piazza Duomo, dove lo stesso Moffa aveva intenzione di annunciare – una volta trovato un locale alternativo – la sede della lezione di Faurisson,
Subito dopo l’avvocato Fragale ha anche chiesto al giudice:
1) la costituzione di parte civile del prof. Moffa e
Il difensore dei dieci membri della comunità ebraica romana, avvocato Gay, si è opposto a entrambe le richieste (sostanzialmente con la motivazione che il prof. Moffa non aveva i titoli per inoltrarle, non avendo presentato querela nei 90 giorni previsti dalla legge).
Il giudice ha respinto la prima richiesta dell’avvocato Fragale ma ha trasmesso la seconda al pubblico ministero (il quale potrà, eventualmente, compiere un supplemento di indagine): anche questa è una buona notizia perché i diritti di Moffa quale parte lesa potranno essere reiterati nel corso del processo qualora dovesse emergere ai suoi danni la violenza privata, perseguibile d’ufficio.
Un’osservazione sul primo intervento dell’avvocato Gay: si è trattato di una disquisizione forbita nella forma ma aberrante nella sostanza. Non solo, infatti, ha negato ogni legame tra la spedizione punitiva dei suoi assistiti e il mobbing di cui è stato fatto oggetto Moffa nelle settimane successive ai fatti in questione (mobbing sfociato nella decisione, da parte del Consiglio di Facoltà, di chiudere il master) ma anche che i suoi assistiti siano colpevoli di rissa.
Quindi il vero negazionista è lui.
In ogni caso dimostrare il suo assunto sarà alquanto difficile visto che anche una fonte certo non sospetta di antisemitismo, quale il Corriere della Sera, ha detto all’epoca cose inequivocabili in proposito: http://www.ucei.it/uceinforma/rassegnastampa/2007/maggio/corrieredellasera/190507_1.asp . L’articolo in questione è stato persino ripreso dal sito delle Comunità Ebraiche, segno che tale fonte è considerata attendibile anche da loro.
Ultimata la fase preliminare è iniziato il dibattimento vero e proprio, nel quale l’avvocato Gay ha chiesto – e ottenuto! – che venissero acclusi agli atti i certificati di nascita dei suoi assistiti, che dimostrerebbero la parentela di costoro con alcuni parenti morti nei campi di concentramento tedeschi (dimostrando quindi il carattere virtuoso dell’”indignazione” contro il “perfido negazionista” Faurisson). L’avvocato di Rabbuffo ha giustamente definito tale richiesta “ultronea” (estranea, superflua alla controversia) – perché il processo deve solo accertare se vi è stata aggressione oppure no – ma tant’è, il giudice non se l’è sentita di respingerla.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 11 Luglio.
Detto questo, c’è una considerazione da fare sulla contesa in corso: il processo dovrà appurare se l’aggressione contro Moffa e Faurisson (e contro Rabbuffo) abbia avuto un carattere spontaneo oppure organizzato. Mi spiego: è un fatto ormai acclarato che all’interno delle comunità ebraiche vi siano delle formazioni paramilitari. Blondet ha scritto un articolo sull’argomento: http://www.ladestra.info/?p=8726 . Questi gruppi sono chiaramente illegali ma la loro presenza è tollerata dal Ministero dell’Interno. Quando Serge Thion ha parlato di “colpo di karate” indirizzato ai danni di Moffa mi è venuto in mente che potesse esservi lo zampino di uno di questi gruppi. Penso che sia il pubblico ministero che l’avvocato di Rabbuffo dovrebbero vagliare tale ipotesi.
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