Tra i tanti casi di vittime della Israel Lobby di cui ci siamo occupati finora, è difficile trovare una persecuzione più atroce di quella, subita nel corso dei decenni, di John Demjanjuk. Cominciamo dall’ultima notizia: lunedì scorso la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rigettato l’appello del presunto ex guardiano nazista, il quale contestava la sua deportazione verso l’Ucraina (suo paese d’origine) ordinata nel 2005(http://www.lejdd.fr/cmc/scanner/international/200821/la-cour-supreme-deboute-un-ex-gardien-nazi_118309.html ). Emigrato negli Stati Uniti nel 1952, Demjanjuk, che oggi ha 88 anni, perse la nazionalità americana nel 1981, poco prima di essere estradato in Israele, dove venne condannato a morte nel 1988.
Alcune testimonianze di certi sopravvissuti dell’Olocausto lo avevano infatti descritto come “Ivan il Terribile”, un guardiano del campo di Treblinka (dove la vulgata olocaustica pretende che siano morte 870.000 persone). Ma dopo la produzione, in tribunale, di documenti sovietici che mostravano che “Ivan il Terribile” era probabilmente un’altra persona, la Corte Suprema israeliana annullò nel 1993 la condanna a morte. Gli Stati Uniti restituirono a Demjanjuk la cittadinanza americana nel 1998 ma gliela ritolsero nel 2002, quando un giudice federale, dando ragione al Dipartimento di Stato, che aveva riaperto il caso contro Demjanjuk, decise che l’imputato, pur non essendo “Ivan il Terribile”, aveva esercitato le mansioni di guardiano in altri tre campi di concentramento nazisti [!].
Demjanjuk aveva sostenuto che il giudice Creppy, che lo aveva condannato alla deportazione, non aveva l’autorità per comminare una tale sentenza. La Corte di appello di Cincinnati aveva però dato torto a Demjanjuk, inducendo l’imputato a ricorrere alla Corte Suprema.
Il condannato, che secondo il suo ex genero versa in cattive condizioni di salute, vive a Cleveland. A suo tempo disse di essere stato arruolato nell’esercito sovietico e di essere poi stato catturato dai tedeschi. Ha sempre negato di aver aiutato i nazisti.
Gli avvocati di Demjanjuk hanno detto che il loro assistito potrebbe essere persino torturato nel caso venga effettivamente estradato in Ucraina ma il giudice Creppy ha detto che non ci sono prove a sostegno di tale tesi.
Demjanjuk ha però, almeno, il sostegno della comunità ucraina degli Stati Uniti: il reverendo John Nakonachny, della chiesa ortodossa di S. Vladimir di Parma, nell’Ohio, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Crediamo nella sua innocenza. Non importa quello che la Corte Suprema dice – non possono capovolgere la storia. Sia gli ebrei che gli ucraini hanno sofferto per mano dei nazisti”.
Sulla vera storia del campo di Treblinka, si veda l’articolo di Robert Faurisson, disponibile al seguente indirizzo: http://www.vho.org/aaargh/ital/archifauri/RF031012it.html
Ma sei un porco! La “vulgata Olocausto”? Ma leggiti qualche libro di storia ignorante!
Ritiro il porco, non è stato educato. Rimane però la grande indignazione.
porco va bene, anzi imbecille!
spero tu possa morire appena finisci di leggere queste righe