Una delle definizioni ricorrenti, formulate contro la letteratura revisionista dell’Olocausto, è quella di essere “pseudo-scientifica”. Se si prova a digitare sul motore di ricerca Google le parole “pseudo-scientific” e “holocaust-denial”, vengono fuori migliaia di pagine (http://www.google.it/search?hl=it&q=pseudo-scientific%2Bholocaust+denial&btnG=Cerca+con+Google&meta= ).
Non solo. Il termine “pseudo-scientifico” è anche un atto d’accusa: con tale motivazione vengono ufficialmente bollati dalla magistratura tedesca i libri di quegli autori che vengono trascinati in tribunale per aver osato contestare la versione ufficiale della Shoah. Questo, ad esempio, è stato il destino di Germar Rudolf: (http://revisionistreview.blogspot.com/2007/02/german-trial-of-germar-for-holocaust.html ).
Ma le cose stanno veramente così? Davvero studiosi come Rudolf e Faurisson sono “pseudo-scientifici”? In realtà, negli anni scorsi, due autorevolissimi storici tedeschi, pur non revisionisti, hanno preso pubblicamente posizione in favore della serietà scientifica di alcuni noti autori del revisionismo olocaustico.
Il primo di questi storici è il prof. Ernst Nolte, il cui nome non ha bisogno di presentazioni, neppure per il pubblico italiano. Nel suo libro Controversie (edito in Italia nel 1999 da Corbaccio), a p. 13 del libro leggiamo il brano seguente:
“Ogni “negazione di Auschwitz” da parte di scienziati seri, come ad esempio Carlo Mattogno, non nega del resto la realtà di assassini di massa degli ebrei o degli zingari; mette in dubbio esclusivamente la sua causalità a opera di una decisione del vertice dello Stato, quindi di Hitler, e nega la possibilità tecnica delle uccisioni nelle camere a gas”.
Il secondo storico tedesco a prendere posizione in favore della serietà degli studiosi revisionisti è stato il prof. Joachim Hoffmann, illustre specialista di storia militare (è stato direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca di Storia Militare: http://en.wikipedia.org/wiki/Joachim_Hoffmann ), deceduto nel 2002.
Hoffman accettò nel 1995, su richiesta di Germar Rudolf, di scrivere una perizia sulla qualità scientifica del libro Grundlagen zur Zeitgeschichte, che era costato al suo curatore Rudolf e alla casa editrice il rinvio a giudizio. La versione inglese di tale perizia può essere letta al seguente indirizzo: http://vho.org/GB/Books/dth/fndHoffmann.html ).
In essa Hoffmann, che non è un revisionista (almeno in senso stretto), riconosce la serietà del lavoro di Rudolf e dei suoi collaboratori. Egli afferma, tra l’altro, che “i vari contributi del libro sono scritti in modo competente”, che “il complesso dei riferimenti documentari lascia poco a desiderare”, e che “all’antologia non può essere negato un carattere accademico, in particolare se paragonata a molte pubblicazioni della controparte, il cui livello accademico non viene mai contestato. Vi sono molte cose nei vari contributi che colpiscono in quanto assolutamente convincenti”.
Conclude Hoffmann: “La soppressione di quest’opera attentamente documentata rappresenterebbe un impedimento forzato contro il legittimo impegno in favore della conoscenza scientifica e accademica”.
Parole che la magistratura tedesca ha fatto finta di non sentire: il 15 Giugno 1996 il giudice Burkhart Stein, del tribunale di Tubinga, ordinò la confisca e l’incinerazione di tutte le copie del libro.
Ma non è forse da nazisti bruciare libri?
Inglesi e Tedeschi comprano molte case e terreni in Toscana.
Hanno il diritto di formare uno stato indipendente in quei luoghi?
Hanno il diritto di cacciare i Toscani dalla loro Terra?
Israele lo sta facendo da 60 anni coi Palestinesi.