Di Anatol Lieven, 24 Marzo 2008[1]
Può sembrare incredibile dire questo, date le passate esperienze, ma entro pochi anni l’Europa e il mondo potrebbero avere nostalgia per l’amministrazione Bush. Avremo questa possibilità se gli Stati Uniti eleggeranno il senatore John McCain come presidente a Novembre.
Nel corso degli anni, gli Stati Uniti si sono introdotti in diversi potenziali punti critici del pianeta. Il partito repubblicano sta ora per introdurre una bomba incendiaria naturale sotto forma dell’uomo che gestirà questi punti critici. I problemi provocati da McCain derivano dalla sua ideologia, dalla sua politica e soprattutto dalla sua personalità. La sua ideologia, come quella dei suoi principali consiglieri, è neo-conservatrice. In passato, McCain veniva considerato un realista di stampo conservatore vecchio stile. Oggi, il ruolo dei realisti nella sua squadra, è meramente decorativo.
Guidato in passato dalla sua intensa dedizione in favore della guerra in Iraq, McCain ha fatto affidamento soprattutto su neo-conservatori come il suo intimo amico William Kristol, redattore del Weekly Standard. Il suo principale consigliere per la politica estera è Randy Schneunemann, un altro importante neo-conservatore nonché fondatore del Comitato per la Liberazione dell’Iraq. McCain condivide la fede di questi personaggi in quella che Kristol ha definito “la grandezza nazionale del conservatorismo”. Nel 1999, McCain dichiarò: “Gli Stati Uniti sono la nazione indispensabile perché abbiamo dimostrato di essere la più grande forza del bene nella storia del genere umano…Abbiamo tutte le intenzioni di continuare a esercitare la nostra supremazia nelle faccende del mondo per il bene dell’umanità”.
Le promesse di McCain, durante la visita della scorsa settimana a Londra, per sentire più da vicino gli alleati europei dell’America, devono essere prese con grande cautela. In realtà non vi sono prove che egli sarebbe disposto a cambiare nessuna delle linee-guida della politica americana, se l’Europa glielo chiedesse.
Rispecchiando il programma neo-conservatore di diffondere la democrazia con la forza, McCain ha dichiarato nel 2000: “Attuerei una politica che definisco “rullo compressore degli stati canaglia”. Armerei, addestrerei, equipaggerei, sia dall’esterno che dall’interno, le forze che rovescerebbero finalmente i governi [nostri nemici] e installerebbero dei governi liberi e democraticamente eletti”. McCain vorrebbe attaccare l’Iran, se fosse necessario, per prevenire la sua realizzazione di armi nucleari, e l’anno scorso è stato filmato mentre cantava “Bomb, bomb Iran” [bombardate l’Iran] sulle note della canzone dei Beach Boys Barbara Ann.
McCain mostra qualcosa in più del solito livello di odio dell’establishment americano nei confronti della Russia, insieme ad una particolare solidarietà per la Georgia e per il ripristino del dominio georgiano sull’Abkhazia e sull’Ossezia meridionale. Egli propugna l’espulsione della Russia dal gruppo degli otto paesi più industrializzati del mondo e, come Schneunemann, è un forte sostenitore di un rapido ingresso della Georgia e dell’Ucraina nella Nato. Schneunemann ha persino accusato Condoleezza Rice, il segretario di stato, di essere “conciliante” con la Russia. L’espansione della Nato fornisce un esempio di quello che potrebbe essere una presidenza di McCain. A parte la minaccia delle rappresaglie dei russi, se i georgiani pensassero di poter contare sull’appoggio americano in un’eventuale guerra, potrebbero essere tentati di intraprenderla. Una presidenza di McCain darebbe loro una buona ragione per aver fiducia nel sostegno americano.
La politica di McCain non sarebbe così preoccupante se non fosse per la sua notoria rapidità nell’infuriarsi di fronte a cose percepite come insulti nei suoi confronti o nei confronti del suo paese. Anche Thad Cochran, un suo collega senatore repubblicano, ha detto che “Certamente non conosco nessun altro presidente, da quando sono qui, che ha avuto un carattere come il suo”.
Nonostante tutta la sua bellicosità, il presidente George W. Bush ha saputo trattare in modo prudente e diplomatico con la Cina e persino con la Russia. Potremmo fidarci che McCain si comporti allo stesso modo?
McCain esemplifica il “nazionalismo jacksoniano” – da Andrew Jackson, il nemico degli indiani e presidente del diciannovesimo secolo – e la tradizione militare scozzese-irlandese, da cui entrambi i personaggi derivano. Come il grande coraggio di McCain quando era prigioniero in Vietnam e la sua onorevole opposizione alla tortura praticata allora dalle forze statunitensi dimostrano, egli possiede anche le virtù di questa tradizione. Ma ancora, alcune delle più grandi catastrofi del ventesimo secolo sono state provocate da uomini coraggiosi e d’onore, con un senso appassionato della missione nazionale.
Non solo gli elettori americani, ma anche i governi europei dovrebbero utilizzare i prossimi nove mesi per valutare le conseguenze di un’eventuale elezione di McCain, e pensare a come poter impedire ad un’amministrazione McCain l’attuazione di politiche incendiarie o, se necessario, a come proteggere l’Europa dalle conseguenti devastazioni.
L’autore dell’articolo è professore al King’s College di Cambridge e membro anziano della New America Foundation. Il suo libro, America Right or Wrong, analizza il nazionalismo americano.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.libertypost.org/cgi-bin/readart.cgi?ArtNum=220153
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