LETTERA APERTA A SANDRO VIOLA
Gentile signor Viola,
mi sono deciso a scriverle dopo aver letto l’ennesimo articolo dei suoi contro la Russia di Vladimir Putin.
Mi permetta innanzitutto una domanda: sono più di trent’anni che lei fa il commentatore di politica estera per “Repubblica”. I due paesi di cui scrive in modo ricorrente sono proprio la Russia e la Palestina/Israele. Sorvolo su quello che lei scrive sul conflitto israelo-palestinese: con quello che passa il convento le sue considerazioni non sono certo tra le peggiori. Rimane però la sua (malcelata) acredine verso la Russia di Putin.
Scusi, Viola, ma lei, della Russia che ne sa?
Glielo chiedo perché in questi anni (ma forse sono decenni) mi sono reso conto di una cosa: nei suoi articoli abbondano i giudizi ma scarseggiano le informazioni.
Non vorrò sembrarle ingeneroso, ma per le notizie, quelle vere, bisogna rivolgersi altrove (e non necessariamente verso nostalgici della Russia sovietica, come stiamo per vedere).
Mi limito, a questo proposito, a tre notizie – di capitale importanza – da lei sottaciute ai suoi lettori, che modificano in modo radicale il quadro che lei descrive abitualmente.
La prima notizia è che negli anni di Boris Eltsin, (detto tra noi, un vero bandito: mafioso, corrotto e ubriacone) da lei tanto elogiato negli anni ’90, sono morti in Russia, a causa della fame e delle malattie, dai 5 ai 6 milioni di russi.
Una vera Shoah, altro che quella degli ebrei (giustamente sbugiardata dai revisionisti dell’Olocausto).
Questa notizia non l’ha pubblicata qualche rivistina nostalgica dell’Unione Sovietica, bensì il Wall Street Journal (vedi link: http://opinionjournal.com/extra/?id=110009983 ).
La seconda notizia è rappresentata dalla rinnovata aggressività dell’imperialismo americano, un’aggressività di cui lei si guarda bene dal riferire ai propri lettori e che pure non solo è essenziale per capire la partita che si sta giocando tra America e Russia, ma è oltremodo inquietante, visto che arriva a contemplare la “necessità” del primo colpo nucleare (vedi l’articolo seguente della rivista del Council on Foreign Relations: http://www.foreignaffairs.org/20060301faessay85204/keir-a-lieber-daryl-g-press/the-rise-of-u-s-nuclear-primacy.html ).
Alla luce di articoli del genere è chiaro che il guerrafondaio non è Putin ma proprio l'”Occidente” che a lei piace tanto.
La terza notizia è che Putin ha riportato il catastrofico debito estero accumulato da Eltsin a livelli del tutto accettabili (al 3% del PIL).
Gentile signor Viola,
si rende conto che lei, in tutti questi anni, ha nascosto ai propri lettori notizie – nel male e nel bene – pesantissime, che forniscono un quadro del tutto diverso da quello che lei cerca abitualmente di descrivere?
Incuriosito dalla sua evidente mancanza di professionalità ho fatto un altro giretto su Internet e ho scoperto che non tutti i giornalisti (e quando parlo di “giornalisti” mi riferisco proprio a quelli della stampa filo-occidentale, non sospetti di favoritismo) sono faziosi come lei.
Ad esempio ho trovato due articoli su Putin del giornalista Piero Sinatti (del Sole24Ore) molto ben fatti e soprattutto ricchi di informazioni che su “Repubblica” (e meno che mai nei suoi articoli) non compaiono mai (vedi: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2008/02/Putin-riarmo-accusa.shtml?uuid=f04e426e-d660-11dc-b16c-00000e25108c&type=Libero e http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2008/02/elezioni-russia-analisi.shtml?uuid=e574846a-e6ce-11dc-a0cf-00000e25108c&DocRulesView=Libero ).
Nel primo di questi articoli Sinatti è arrivato addirittura a riconoscere che le cifre presentate da Putin avrebbero giustificato toni trionfalistici, che pure non vi sono stati
Persino la rivista TIME (un tantinello più autorevole di “Repubblica”), non certo “amica” di Putin, lo ha nominato “Person of the Year”. Viola, mi permetta, si vada a leggere la motivazione di questo riconoscimento: “…He has performed an extraordinary feat of leadership in imposing stability on a nation that has rarely known it and brought Russia back to the table of the world power” (“…Egli ha compiuto una straordinaria prova di leadership imponendo stabilità ad una nazione che l’aveva raramente conosciuta e ha riportato la Russia al tavolo delle grandi potenze).
In questo caso “stabilità” non è una parola vuota: significa che negli anni di Putin i russi hanno smesso di morire come mosche.
Da questo punto di vista sarà pur vero, come lei ha scritto, che le elezioni russe sono state “una farsa” ma quello che conta davvero è che, da quando c’è Putin, la gente non muore più di fame per le strade. Quando questo accadeva, negli anni del bandito Eltsin, lei era forse troppo occupato a farsi servire drink nei saloni degli alberghi di lusso per accorgersene.
Cordiali saluti,
Andrea Carancini
P. S. Nell’articolo di Sabato 1 Marzo lei ha scritto che “…Dodici anni fa, nonostante il mare di denaro che gli oligarchi d’allora avevano messo a suo disposizione, Boris Eltsin dovette faticare sino a farsi venire un infarto per prevalere [alle elezioni]”.
Quegli oligarchi, come sappiamo, Putin li ha sbattuti in galera. Ma da quando questi personaggi stanno al fresco si parla molto meno di mafia russa, in giro per il mondo, o sbaglio?
Caro Carancini,
per un luminoso esempio di onestà intellettuale di Viola la invito a leggere il suo ripensamento sul colonialismo in Africa.
Giordano De Biasio
Zimbabwe la morte di un sogno
La Repubblica, 27 aprile 2000, p. 44
Sandro Viola
Se mi manda la sua mail posso mandarle la trascrizione dell'articolo originale