Il rapporto di tre giudici (Hans Boetticher, Georg Hurtig e Horst Reger) del tribunale militare di Praga – datato 29 Settembre 1939 – descrive il loro operato nella provincia di Posen tra il 18 e il 28 Settembre:
“Le deposizioni dei testimoni non furono limitate ai tedeschi etnici ma riguardarono anche i polacchi. I soldati polacchi, specialmente della fanteria, furono decisamente coinvolti negli omicidi. Nella maggioranza dei casi le vittime vennero prima arrestate con qualche pretesto…soprattutto dopo gli attacchi aerei tedeschi. Le motivazioni per gli arresti, nei casi in cui vennero fornite, sono le seguenti: presunto possesso di armi, munizioni, e trasmettitori segreti; aver lanciato segnali luminosi agli aerei tedeschi; spionaggio; e aver fornito rifugio alle spie. Ma in molti casi fu sufficiente per l’arresto il fatto che la vittima aveva risposto in modo affermativo alla domanda se era tedesca e di fede luterana. Da tutta la provincia di Posen i tedeschi etnici, che erano stati evidentemente arrestati in base a una lista speciale, vennero condotti in direzione di Kutno. Durante la marcia vennero compiute continue violenze da parte dei militari…soprattutto contro coloro che non potevano marciare abbastanza velocemente, a causa della debolezza, dell’età avanzata o delle malattie.
Oltre alle vittime di queste deportazioni vi furono uccisioni di tedeschi etnici in altre zone della provincia, specialmente nei distretti orientali e meridionali, dove vennero compiuti degli omicidi straordinariamente brutali. Vennero liquidate intere famiglie. Gli uomini non sempre venivano semplicemente fucilati bensì spesso massacrati con ogni sorta di strumenti davanti agli occhi dei loro parenti, i quali erano stati anch’essi avvisati della loro prossima morte. Molti dei cadaveri vennero ritrovati con gravi mutilazioni. A Tarlova, vicino Kolo, i soldati polacchi diedero la caccia con i mitragliatori a un gran numero di tedeschi. I testimoni riferirono di 130 cadaveri sparsi sul terreno come lepri dopo la caccia.
Venne accertato in tre casi che l’esercito polacco non trattò i membri della Lutwaffe che erano balzati fuori dai loro aerei abbattuti come prigionieri di guerra ma li fucilò sul posto. Finora sono stati interrogati solo alcuni dei testimoni, perché molti di essi – che hanno vissuto esperienze particolarmente macabre – sono così scossi che non è stato ritenuto opportuno interrogarli.
(Alfred De Zayas, The Wehrmacht War Crimen Bureau, 1939-1945, University of Nebraska Press, Lincoln and London, 1989, pp. 133-134).
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